Una stagione bellissima quella di Luisa Trombetti, che dopo aver ottenuto ottimi risultati nel corso della stagione con il sesto posto nella 400 misti degli Europei in vasca corta, il titolo nei 200 misti e l’argento nei 400 misti al Campionato Nazionale Invernale Open di Riccione, l’oro nel 400 misti e l’argento nei 200 ai Campionati Italiani Assoluti di Riccione, il sesto posto nei 400 misti al Campionato Europeo in vasca lunga di Londra e la bellissima prestazione al Settecolli di Roma, è stata convocata per i Giochi Olimpici. La ventiduenne di Moncalieri ci ha rilasciato questa intervista a pochi giorni dalla partenza per il Brasile.
Buongiorno Luisa Trombetti, ci descriva il momento in cui l’hanno chiamata per dirle che era stata convocata per i Giochi Olimpici.
«In realtà non mi hanno chiamata, ma hanno messo la notizia della mia convocazione direttamente su internet. Per me è stata un’emozione indescrivibile, perché fino a quel momento ero molto agitata visto che erano settimane che aspettavo le convocazioni ufficiali. Quando ho saputo che sarei andata in Brasile, ho cambiato completamente il mio umore. Ad avvertirmi della convocazione sono stati i miei amici, che mi hanno chiamata mentre ero in macchina per andare ad allenarmi. Da quel momento in poi ho ricevuto tanti messaggi e ho iniziato a realizzare che avrei partecipato alle Olimpiadi».
Si aspettava la chiamata per il Brasile?
«Diciamo che ci speravo, perché sapevo di aver fatto una grande annata e di meritarmelo. Sapevo che i tecnici federali avrebbero presentato la mia convocazione al CONI che aveva però l’ultima parola, visto che per poco non ero scesa sotto il tempo limite».
Cosa si aspetta da questa esperienza?
«Purtroppo non potrò sfilare nella cerimonia d’apertura perché gareggerò già il primo giorno, però mi gusterò il villaggio olimpico. A dire la verità nemmeno so cosa proverò, ve lo racconterò quando sarò tornata».
Con quali prospettive va in Brasile?
«Quella di migliorare il mio record personale ottenuto in stagione, che è già un obiettivo ambizioso. Per quanto riguarda il resto mai dire mai, però sarà molto difficile qualificarsi in finale perché nella mia disciplina non ci sono le semifinali e le prime otto sono fortissime».
Le Olimpiadi saranno la ciliegina sulla torta di questa bella stagione.
«È stato per me un anno in continuo crescendo, con tanti risultati positivi raggiunti per tutta la stagione. Il Settecolli è stato probabilmente decisivo per la mia convocazione olimpica, perché avevo bisogno di una conferma importante».
È stata sua mamma, ex nuotatrice, a spingerla verso il nuoto agonistico?
«No, mia mamma ha sempre nuotato ma non ha insistito perché facessi questo sport. I miei genitori hanno iscritto me e mio fratello in piscina, ci hanno fatto provare molti sport, ma ci hanno lasciato liberi di scegliere quello che preferivamo. Così ho optato per il nuoto».
Come ha reagito la sua famiglia dopo la qualificazione olimpica?
«La mia famiglia è molto felice, tanto che stanno facendo di tutto per trovare i biglietti per la gara olimpica, ma è molto difficile».
C’è stato un momento in cui ha capito di poter fare un’ottima carriera?
«Diciamo nel momento in cui sono entrata nelle Fiamme Oro ho capito che sarebbe diventato il mio lavoro, che poteva essere la mia vita».
Lei ha sempre studiato: è possibile conciliare università e agonismo?
«Secondo me è quasi impossibile studiare e fare sport agonistico allo stesso momento, anche se il mio obiettivo è quello di laurearmi, perché voglio costruirmi un futuro al di fuori del nuoto».
Nella sua carriera agonistica ha subito un pesante lutto, quando nel 2012 perse il suo allenatore, Fulvio Albanese.
«Per me ha significato tanto e questo successo lo dedico a lui, che ha spinto moltissimo perché facessi del nuoto la mia vita. Proprio nell’ultimo anno in cui mi sono allenata con lui ho capito che potevo raggiungere ottimi risultati. Quando è scomparso sono stata malissimo, ma non ho mai pensato di lasciare perché lui non avrebbe voluto. Se sono qui oggi è merito suo, oltre che di Andrea Grassini, il tecnico che l’ha sostituito. L’inizio è stato un po’ difficile, ma negli anni è andata sempre meglio tra noi».
Oltre alla sua famiglia e ai suoi tecnici, ci sono altre persone che vuole ringraziare?
«Sicuramente le Fiamme Oro, che mi permettono di andare avanti, e la Rari Nantes Torino perché sono cresciuta lì ed ero scarsissima quando sono arrivata da loro, che mi hanno seguito e hanno creduto moltissimo in me riuscendo a farmi fare grandi cose in pochi mesi».