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Altri sport | 06 agosto 2016, 09:29

SPECIALE RIO - Ecco come i brasiliani di Torino si apprestano a vivere le Olimpiadi nel loro paese

Abbiamo intervistato Paulo Henrique Correia, presidente dell'Associazione Warã, punto di riferimento della comunità brasiliana a Torino: "Mi piace l'idea che il Brasile possa accogliere tante persone straniere, come l'Italia ha fatto con me"

Paulo Henrique Correia, il giovane presidente dell'Associazione Warã

Paulo Henrique Correia, il giovane presidente dell'Associazione Warã

Con la Cerimonia d’Apertura della scorsa notte, hanno ufficialmente preso il via oggi le Olimpiadi di Rio, l’evento sportivo più atteso dell’anno in tutto il mondo. In modo particolare le vivranno con passione i brasiliani di tutto il mondo, che si trovano a ospitare un’altra grande manifestazione ad appena due anni di distanza dal Mondiale di calcio. Per conoscere come i brasiliani che abitano a Torino vivranno questo evento, abbiamo intervistato Paulo Henrique Correia, presidente dell’Associazione Warã (termine che nella lingua della popolazione Xavantes nativa della regione Mato Grosso, in Brasile, significa “ luogo di incontro degli uomini”). punto di riferimento della comunità brasiliana di Torino, che si trova in Via Fratel Teodoreto.  

Buongiorno Paulo Henrique Correia. Come sta vivendo l’inizio dei Giochi Olimpici che sono appena iniziati nel suo paese?
«Per me è un’emozione incredibile, proprio per il fatto che da ormai otto anni vivo in un altro paese. Mi piace l’idea che il mio Brasile possa accogliere tante persone provenienti da diverse nazioni, perché è quello che l’Italia ha fatto con me, accogliendomi qui a Torino. Poi amo lo sport in tutte le sue discipline, perché oltre ad averlo praticato a scuola, mio papà è stato per anni membro della federazione sportiva dello stato di Minas Gerais, così sono sempre stato a contatto con lo sport e questo mi affascina».             

Con i suoi connazionali che vivono a Torino parlate spesso di questo evento?
«Devo ammettere che il momento controverso che il Brasile sta vivendo dal punto di vista politico, ha un po’ distolto la nostra attenzione dai Giochi Olimpici, perché siamo molto più attenti alle notizie che arrivano dal nostro paese. Lo stesso sta accadendo anche in Brasile, però statene certi che alla fine vedrete tutti gli stadi pieni, anche se con la testa non possiamo non stare su quanto sta accadendo politicamente. Devo però ammettere che mi piacerebbe tanto essere in Brasile per assistere dal vivo a qualche gara».  

Il fatto che il Brasile stia ospitando le Olimpiadi, ha fatto aumentare l’interesse degli italiani e dei torinesi in particolare nei confronti della sua terra?
«Quello c’è sempre stato, perché voi italiani avete sempre mostrato molta curiosità nei confronti del Brasile. Spesso la gente mi pone delle domande sulla mia terra, chiedendomi informazioni sulla gente, sul cibo, sul nostro comportamento a tavola, sullo shopping, su cosa si fa la sera. Spesso vogliono fare un confronto. Insomma c’è sempre tanta curiosità, anche perché le nostre culture sono molto simili e ovviamente questa somiglianza è accentuata dalla passione che entrambi i nostri popoli hanno nei confronti dello sport. Il calcio in Brasile ha una forte tradizione come in Italia, per non parlare della Formula 1».  

Qual è il suo augurio in vista dei Giochi Olimpici?
«Mi auguro che siano un’occasione di ritrovo per la comunità internazionale e possano dimostrare che il mondo è ancora in grado di vivere insieme. Lo sport può essere un esempio da seguire e dimostrare che tutti i popoli possono convivere in modo tranquillo e sereno, perché le culture hanno modo di conoscersi, capirsi e dialogare tra loro».    

Quale sport seguirà con particolare attenzione?
«Cercherò di seguire tutto quello che posso, non appena avrò un momento libero mi metterò davanti alla tv. Ovviamente il calcio lo seguirò con particolare attenzione, così come tutti gli altri sport in cui il Brasile è molto forte come nuoto e pallavolo, mentre nell’atletica ci manca ancora qualcosa, ma in alcune gare potremmo essere protagonisti. Poi c’è il beach volley nel quale siamo fortissimi e io ho avuto anche la fortuna di conoscere in aereo l’allenatore della nazionale. Da anni siamo i più forti in questa disciplina e le Olimpiadi dovranno rappresentare la giusta conclusione di un ciclo vincente».  

Farà il tifo anche per gli sportivi italiani?
«Certamente, anche perché mia moglie è italiana, quindi sono mezzo italiano anch’io ormai».  

Si è appassionato a qualche squadra torinese nel calcio o negli altri sport?
«No, non c’è nessuna squadra italiana che mi appassioni al punto da potermi definire tifoso. Nella mia vita ho soltanto una squadra del cuore ed è l’Atlético Mineiro. Da piccolo con i miei amici, dal momento che la nostra squadra è bianconera e ai videogiochi non esistevano le formazioni brasiliane, facevamo a gara per prenderci la Juventus. Una volta arrivato in questa città, però, mi sono identificato di più con il Torino. Diciamo che seguo entrambe le squadre torinesi con simpatia, ma nessuna potrà mai appassionarmi come il mio “Galo”».  

Il Brasile è la squadra che ha vinto più Mondiali di calcio, ma in questa disciplina non ha mai conquistato l’oro olimpico: è la volta buona?
«In realtà non ho molte speranze, ci credo poco, anche se ovviamente mi auguro di essere smentito e spero di vincere. Purtroppo il problema del calcio brasiliano arriva da molto lontano, perché abbiamo dei giocatori forti ma siamo troppo disorganizzati nei settori giovanili».  

A proposito di calcio: avete conosciuto i calciatori brasiliani che giocano a Torino?
«Purtroppo non abbiamo ancora avuto modo di farlo, ma abbiamo l’idea di invitare sia Dani Alvers sia Hernanes per un evento da organizzare con la nostra comunità».  

In conclusione può presentarci la vostra associazione?
«Siamo un’associazione culturale, che rappresenta anche tutta la comunità brasiliana a Torino a livello istituzionale. Abbiamo un rapporto diretto con il Consolato brasiliano di Milano e a fine settembre questo si sposterà per qualche giorno a Torino, dando modo ai cittadini di ricevere gli stessi servizi che hanno a Milano, senza spendere tempo e denaro per il viaggio. Sarà un’occasione importante, perché il Consolato incontrerà la nostra comunità. Inoltre come associazione offriamo anche servizi di patronato e CAF. Promuoviamo ovviamente la cultura brasiliana, magari cercando di far conoscere le cose del nostro paese che solitamente hanno meno risalto, come il nostro cinema, il ballo e la musica. Infine abbiamo anche dei corsi di portoghese e organizziamo diversi eventi nel corso dell’anno».

 

Giorgio Capodaglio

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