Misteriosa, esoterica, nera magica, occulta. Ma anche vittima, in ogni suo angolo, di quel “sentimento del contrario” di pirandelliana memoria: il sorriso amaro di chi, umoristicamente, guarda oltre le apparenze, cogliendo, della vita, il senso tragico nel comico. E Torino, salottino sabaudo che nella sua composta eleganza parrebbe nascondere i segreti più reconditi e inviolabili, è in realtà simile a quella “vecchia signora tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili” di cui scriveva il sommo autore. E va allora spogliata di tanti orpelli, per poterne riscoprire la vera essenza. Accettando di rinunciare, purtroppo, a una buona dose di fascino, e privandola di certi riconoscimenti universalmente validi: Torino, città della Fiat, della Juve e del diavolo.
Occorreva da tempo smascherarla, insomma, e ci ha pensato Raffaele Palma, del Caus - Centro Arti Umoristiche e Satiriche, nel convegno “Torino spiegata”, tenutosi alla Biblioteca Villa Amoretti e patrocinato da Regione Piemonte, Città di Torino e Circolo degli Artisti. L'obiettivo, fare un po' di chiarezza sulle modalità in cui avviene la comunicazione turistica della nostra città: in quale percentuale, cioè, i racconti fatti dalle guide a chi visita Torino corrispondano a verità, o siano frutto di continui rimaneggiamenti di materiale fantasioso, mitopoietico.
Dall'architettura alle narrazioni storiche, infatti, il capolouogo piemontese è stato fatto oggetto, nel corso degli anni, di un fitto intreccio di discorsi, chiacchiere, pettegolezzi. Ogni sua pietra, porta o finestra è stata guardata con occhio indagatore, in atteggiamento quasi voyeuristico. Grotte alchimiche? Porta del diavolo? Sacro Graal? Sono solo alcuni degli argomenti più gettonati in sede turistica e diventati quasi dei brand per spingere a più non posso il marketing made in Piemonte. Un territorio che, a detta di Palma, “negli ultimi decenni ha subito una sorta di involuzione narrativa, fagocitata da irreali, bislacche e pittoresche fantasie, oggi purtroppo istituzionalizzate”. Come affrontare, dunque, questa deriva? Dando una spiegazione razionale a ciascun fenomeno, con lo scopo di scindere nettame il il terreno del mito da quello della verità storica.
Un intento che il Caus porta coerentemente avanti dal 1985, proponendo, mediante la diffusione dell'arte umoristica e satirica, una faccia di Torino assolutamente non commerciale, non allettante per il mercato del tour operator, ma volutamente outsider rispetto a quanto abitualmente fruito dalle masse.
E i relatori intervenuti al convegno hanno portato un interessante – ed esilarante – contributo per una visione di Torino più lucida e disincantata. A cominciare da Palma stesso, che ha dato una panoramica dei cosiddetti “patacca tour”, in cui i visitatori spendono 25/30 euro a testa per essere, sostanzialmente, presi in giro da chi li accompagna e racconta loro i più disparati aneddoti sulla città. Vero è che la gente ha fortemente bisogno delle favole: fa parte dell'indole umana, è qualcosa di non sradicabile. Così come per tutto il bacino mitologico da cui, di generazione in generazione, continuamente si attinge, come ha spiegato l'antropologo Massimo Centini. “È evidente che Torino non è magica”, ha detto. “Ma è altrettanto chiaro che le persone amano moltissimo il mito: trovano sempre una spiegazione altra a ciò che non possono spiegarsi con le proprie conoscenze umanistiche o scientifiche”. Tutto va contestualizzato, insomma, per far uscire Torino da questo gioco di rimbalzi tra finzione e realtà in cui è rimasta coinvolta. “I rischio è che il mito si travesta da storia, cercando di mimetizzarsi. Ma pensiamo a Dante: non ha attraversato veramente l'aldilà, scrivendo la Divina Commedia, ma ha immaginato tutto simbolicamente”. Torino non è magica, dunque, ma a tutti piace pensarla così. Del resto, da sempre, è il male ad affascinare e sedurre, e il bene può solo stare a guardare.
E ancora, Ivo Maistrelli, coordinatore del Cicap - Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, ha affrontato diverse leggende metropolitane, con tono dissacrante ma perfettamente informato, promulgando la diffusione del metodo scientifico e dello spirito critico sul paranormale. Davide Mabellini, segretario del Circolo degli Artisti, ha presentato due nuovi percorsi turistici per festeggiare i 170 anni della sede storica in via Bogino. Concetta Leto, biografa dell'artista Lorenzo Alessandri, ha trattato alcuni miti dell'occultismo subalpino, tra cui gli UFO del Musiné. Infine, Edoardo Russo ha richiamato dal passato la diffusione underground di tanti miti fatta negli anni '70 da alcuni giornalisti e scrittori, poi ufficialmente riconosciuti.
Un percorso nel segno dell'umorismo, naturalmente. Con una precisazione doverosa: il rispetto assoluto portato dal Caus alle guide turistiche, sul cui operato, però, il pubblico ha fatto emergere delle domande di chiarimento. “Affermare durante un tour che negli scantinati del Duomo di Torino c’è la tomba del principe egiziano Fetonte, o citarne la stessa ipotetica fola come semplice leggenda, è cosa ben differente. Per questo vorremmo che gli enti di controllo preposti accertassero che le guide turistiche abilitate adottino, durante i tour, una posizione ben chiara e definita sulla storia della città, e non sfumata o peggio silente”.
Intanto, proseguono i contro-tour del Caus: il prossimo, sabato 8 luglio a San Salvario, che avrà per protagonisti i “vampiri” della città.
Una Torino forse meno magica, ma di certo più divertente.