“Quando squilla il telefono e vedo scritto Charlie Cremonte, il sorriso mi viene spontaneo, i rapporti che ci legano iniziano a diventare di lungo periodo e da lavorativi sono diventati amicali, la prima volta fu cinque anni fa, venni chiamato per gestire la regia degli Special Olympics 2012”. Il regista biellese Gigi Piana racconta la genesi della magnifica cerimonia di apertura dei XXXIII Giochi Nazionali Special Olympics svoltisi a Biella dal 3 all'8 luglio.
Nel 2012 Gigi Piana prese in mano un evento che conteneva già gli artisti, fu una regia tecnica, si direbbe in gergo. Poi vennero gli invernali, due anni fa al palazzetto dello sport di Torino: un budget molto ridotto e finalmente un'impronta registica “personale”.
“La mia idea di inaugurazione di un evento di questo genere non è tanto quello di allestire un palco ed alternare gli artisti mescolandoli alla parte istituzionale, ma quello, come in uso a manifestazioni sportive di grande portata (Olimpiadi, inaugurazioni calcistiche ecc), di creare un flusso di performance che si intercalano alle parti protocollari – racconta Piana -. Così feci a Torino, purtroppo non dal vivo, fui ricoverato, dopo giornate di calcoli renali, tre giorni prima dell'evento, per un'operazione ai reni, feci una regia telefonica, ricordo le riunioni degli ultimi due giorni in clinica con Luisella Campesan, mia assistente e l'amico e grande musicista e cantante Riccardo Ruggeri, seguii la regia con le cannule che mi uscivano dal corpo telefonicamente, ma fu importante perchè capii che quel percorso poteva essere effettuato”.
E così a settembre 2017 quando sul display del suo smartphon comparse Charlie Cremonte, Gigi Piana rispose con il sorriso: “Mi diede l'onere e l'onore di poter curare la regia degli Special Olympics 2017, con un budget tutt'altro che faraonico ma possibile per provare a fare ciò che avevo in mente. Partirono le riunioni, cominciammo ad imbastire l'evento, anche con l'aiuto prezioso di Susanna Rovere, la mia idea dall'inizio era quella di creare qualcosa di irripetibile, qualcosa che rimanesse nella memoria in modo specifico, che non potesse essere confuso con altri eventi”.
Il regista biellese collabora da vent'anni con Stalker Teatro per esperienze di teatro sociale: “Con loro ho girato il mondo creando performance con la partecipazione di cittadini di vario tipo, sovente rappresentanti di gruppi legati a fasce deboli, detenute/i di case circondariali. Un progetto di quattro anni a Glasgow con disoccupati cronici (così vengono chiamati i cittadini scozzesi che non lavorano da più di dieci anni e che hanno o hanno avuto problemi di dipendenze), un progetto ad Haifa con cittadini cattolici e mussulmani, tantissime le esperienze con ospiti ed operatori di centri di salute mentale, a Biella, in Italia ed all'estero. Questa esperienza mi ha formato e mi ha insegnato a capire ciò che è piacevole da vedere e fare con persone, costruire cultura con chiunque, dando la possibilità a tutti di essere partecipi, di poter fruire dell'espetienza attivando emozioni, partecipando a livelli diversi”.
Con questo in mente, grazie alla collaborazione immediata di Ewa Gleisner (organizzatrice culturale e sua socia nell'associazione “+vicino” da lei fondata), iniziò l'avventura. Nel gruppo persone stimate e professionali: Luisella Campesan come assistente, Riccardo Ruggeri per la regia musicale, Simone Bosco per la parte riguardante la parata iniziale, Gabriella Maiorino danzatrice di fama internazionale, i Sonics per le parti di circo contemporaneo, Michele Parente per la parte pirotecnica.
Per costruire l'idea Gigi Piana ha pescato nel suo repertorio: “L'intreccio di materiali vari che costruiscono dei tessuti sono una fonte di ricerca cha affronto da un po' di anni, sia a livello performativo che legato all'arte visiva. Costruisco quadri intrecciando foto stampate su lucido trasparente, faccio performance in cui faccio intrecciare strisce di pvc trasparente ai partecipanti. L'idea dell'intreccio mi stimola, è visivamente semplice ed ha possibilità di significati su molti livelli: il tessuto sociale, l'intreccio tra le persone, tra le loro vite, il costruire insieme, e perchè no la peculiarità del nostro territorio tessile. Un altro elemento che mi interessa molto è quello del labirinto, anch'esso con metafore ed agganci mitologici molteplici”.
Al centro della cerimonia però doveva esserci l'atleta: “Quello Special nello specifico. Da lì l'idea che ogni artista partecipante donasse qualcosa più che prendere, lavorasse in funzione di questo concetto. Le performance di mia pertinenza che si sono costruite per l'evento sono state fatte da performer volontari”.
Grazie all'aiuto di Riccardo Siletti (responsabile del reclutamento dei volontari) è stato formato un gruppo, con cui il regista ha lavorato per due settimane: Yara Bagarin, Chiara Zacchero, Caterina di Castri, Teresa Polisena, Nicole Foglia, Cinzia Rossetti, Gabriele Gaetano, Giacomo Dal Canton, Elisa Bonollo, Marta Camerotto, Annalisa Faudella, Luca Tasca, Carla Maffeo, Anna Bodo, Veronica Crida, Rebecca Mancini, Letizia Gli, Chiara Givonetti, Roberto Angiono, Giorgio Zuccone, Stefania Foglietti, Veronica Tomati, Guendalina Rosso, Luisa Caniati, Giada Cortese, Alessia Vercellino, Alice Bottigella, Alessandra Coda, Elisa Boffa, Helena Grendine, Pulze Erica, Gianazza Elena.
“Con loro, io e Luisella Campesan abbiamo costruito lo scheletro dell'evento – racconta Piana -: provando sotto il sole cocente e le piogge insistenti, la loro volontà, impegno e disponibilità hanno trasmesso energia, che per conduzione è arrivata al pubblico”.
Simone Bosco ha condotto con l'aiuto di Riccardo Ruggeri e Maurino Dellacqua un laboratorio legato alle percussioni partecipato da giovani ragazzi che si approciano al campo musicale.
Questa la band e il gruppo di percussionisti: Martino Pini chitarra, Maurino Dellacqua basso e percussioni, Riccardo Ruggeri voce, Gigi Sabarino tastiere, Mario Marazzato batteria e percussioni, Matilda Perin voce e percussioni, Giulia Nale voce e percussioni, Martina Casale voce e percussioni, Giulia Ellena voce Caterina di Castri voce e percussioni, Luca Rodella percussioni, Luca Doria percussioni, Filippo Sperotto basso, Alessio Fiorese batteria, Luca Vota percussioni, Matteo Belgiovine percussioni, Zeno Grappolo percussioni, Tommado Bosco percussioni.
Gabriella Maiorino ha chiamato Ilaria Quagli, Valeria Secchi e Jullia Berrocal: ha lavorato due settimane a Biella sul tema del labirinto creando con loro una performance danzata, includendo la tematica delle difficoltà e del possibile superamento attraverso l'altro.
Riccardo Ruggeri oltre a mettere a disposizione il suo talento in tutta la serata ha lavorato creando appositamente una versione italiana dell'Halleluia di Leonard Coen. Con Maurino Dellacqua, Martino Pini e Gigi Sabarino è stato possibile avere interamente musica dal vivo, durante le performance, nei momenti protocollari, durante i discorsi, elemento importante per un evento.
Michele Parente ha dato molto alla serata: “Avevamo maturato un rapporto bello già durante l'edizione precedente. Questa volta ci siamo sentiti per due mesi, la passione che mette nel suo lavoro ci ha permesso di svolgere uno spettacolo pirotecnico che ha accompagnato tutta la serata, i getti di fuoco durante la parata percussiva, la creazione del percorso di fiamme per l'arrivo del tedoforo, i fuochi finali, mezz'ora di emozioni che riprendevano il tema dell'intreccio, che fisicamente i performar intessevano sotto al palco per la creazione del sipario finale”.
“Ci sono ancora da ringraziare Francesco Grollo, tenore di fama internazionale che ci ha regalato un Inno da brividi ed i Sonics che ci hanno regalato momenti di spettacolo ad alto livello – dichiara Piana -. Un discorso speciale per i presentatori. Margherita Granbassi ha dimostrato una grazia, un'intelligenza, una sensibilità ed una professionalità inimmaginabili. Raffaele Italiano è il presentatore per eccellenza, conoscitore universale del protocollo, persona di grande spessore umano, posso dire cooregista: ci parlavamo a colpi di sguardo tra il palco e lo spazio performance durante la serata inaugurale.
Tutti questi dettagli hanno reso la serata quello che è stata, un particolare, eravamo forniti di radiomobili per aggiustamenti non li abbiamo nemmeno accesi, tutto è andato fluido”.
Ciò che è stato fatto non è durato lo spazio di una serata sola, ma ha messo in moto meccanismi, radicamento, conoscenza della realtà Special Olympics. “Un'esperienza unica per me, finalmente a Biella – commenta Piana -. Non mi capita sovente di lavorare nella città in cui sono nato, cresciuto (non molto) e dove vivo”.
Tanti i momenti che Gigi Piana porterà nel cuore. Due in particolare.
Il primo poco prima della cerimonia di chiusura: “Otto meno venti, mancava mezz'ora all'evento, tutti erano in preparazione, Susanna Rovere arriva con Andrea, il tedoforo dell'ASAD Biella. Dovevamo provare il percorso, era in ritardo e non c'era tempo. Con un'occhiata tra il disperato e la trascendenza io e Susanna ci siamo fermati, abbiamo respirato, bloccato il tempo e con il sorriso, utilizzando una bottoglietta d'acqua come torcia abbiamo provato, dando ad Andrea un tempo che non avevamo”.
Il secondo ricordo è legato alla lettera che ha scritto Veronica, una delle performer: “Le sue parole mi sono entrate dritte al cuore, aveva completamente compreso il mio modo di lavorare. Pensava di avere difficoltà ad inserirsi nel gruppo per causa della sedia a rotelle che deve utilizzare negli spazi grandi e invece non si è mai sentita di contorno. Quando c'era un'azione da fare si trovava il sistema di farglielo fare così come per uno alto, o basso”.
Così ha scritto Veronica: “Ero in imbarazzo perchè dovendo muovermi sulla sedia a rotelle temevo che avrei rallentato il lavoro degli altri. Siete riusciti a montare lo spettacolo anche in base alla mia presenza, riuscendo ad incastrare tutto perfettamente. Anzichè farmi sentire di troppo mi avete fatto sentire a mio agio.Grazie per aver incrociato il mio cammino e per aver fatto in modo di farmi sentire parte del gruppo”.
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