“Non esiste alcun dossier della Città di Torino per la candidatura alle Olimpiadi 2026, né tantomeno quello presentato oggi dalla Camera di Commercio deve essere attribuito alla Città.” Suonano come una doccia gelata queste parole del sindaco Chiara Appendino, a poche ore dalla presentazione alla Camera di Commercio di uno studio di prefattibilità per una possibile candidatura del capoluogo piemontese ai giochi olimpici del 2026. E come chiarisce bene Appendino non siamo ancora nella fase di presentazione di un eventuale modello di Olimpiade, perché questa “non può che avvenire nella fase di dialogo step successivo alla scelta o meno di manifestazione di interesse.” Parole che ben chiariscono come l’amministrazione a 5 stelle non abbia ancora deciso se o non candidarsi.
Ieri intanto alcuni esponenti della maggioranza di Chiara Appendino hanno presentato ai consiglieri regionali e di Città metropolitana del M5S e agli attivisti pentastellati del torinese “10 punti per dire sì alle Olimpiadi”. Una serie di proposte-paletti, che portano la firma in particolare di Damiano Carretto e Maura Paoli, che permetterebbero anche all’area più integralista del movimento sabaudo di appoggiare un’ipotetica candidatura a Torino 2026.
Il modello a cui ispirarsi sarebbe quello delle Olimpiadi di Los Angeles ’84 che, pur non avendo ricevuto finanziamenti pubblici, chiuse con un attivo di 220 milioni di dollari. L’idea è che l’evento, per essere considerato “realmente sostenibile”, debba essere realizzato con investimenti privati e non vengano impiegati “soldi pubblici”, come precisa il consigliere del M5S Damiano Carretto. Quest’ultimi, prosegue l’esponente pentastellato, “devono avere utilizzi molto più urgenti quali emergenza casa, sostegno alle fasce deboli, mobilità sostenibile, ecc”.
Le piste da bob e trampolini dovrebbero poi essere acquistate dal CIO , mentre i villaggi olimpici realizzati dovrebbero essere ceduti gratuitamente ai comuni per essere riutilizzate come edilizia residenziale pubblica. Nel documento i consiglieri comunali del M5S dicono poi no a “inutili opere connesse alla realizzazione dei giochi olimpici” e pongono come condizione essenziale la “garanzia di equo compenso e l’ingresso gratuito agli eventi olimpici per popolazione appartenente alle fasce deboli.”