Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli è “indeciso a tutto”, fugge dalla realtà che lo insegue e si rifugia in continui rinvii. Dopo cinque analisi costi-benefici, gli italiani devono aspettare la sesta voluta dal ministro in carica per sapere se si farà la Torino-Lione.
Una scelta irresponsabile, frutto della mancata conoscenza dei dossier che giacciono sul tavolo di un ministro che pensa di piegare la realtà all’ideologia. Toninelli non ha fiducia nei commissari, diretta emanazione del governo, che si tratti del Mose o della Tav. È risibile la sua decisione di affidare a un comitato, guidato da Marco Ponti, ideologo No-Tav, l’analisi costi-benefici: un po’ come nominare Dracula presidente dell’Avis.
Il governo ignora la preoccupazione delle categorie produttive non solo piemontesi pronte a mobilitarsi a sostegno della Tav, opera decisiva per tenere l’Italia agganciata al processo di modernizzazione delle infrastrutture europee.
Uno studio della Bocconi ha stimato che per ogni euro investito nella Tav l’Italia avrebbe un ritorno di 4 euro. L’interscambio Italia-Francia è pari a circa 70 miliardi di euro con un saldo positivo per l’Italia di 10 miliardi. L’interscambio con il quadrante ovest dell’Europa, stimato in 150 miliardi, presenta un saldo positivo di 20 miliardi per il nostro Paese. Cifre ben note al ministro dell’Economia Giovanni Tria, uscito non a caso dal suo riserbo per dirsi favorevole alla Tav e al Tap.
Se Toninelli si documentasse un po’ meglio, eviterebbe di perdere tempo e di farlo perdere all’Italia.













