Ricordo bene la frase di mia mamma “te ne vuoi andare? Quella è la porta”. Me lo diceva ad ogni litigata, quando io volevo andarmene da casa. So benissimo che era una semplice minaccia e che, in cuor suo, pensava proprio il contrario.
Mi torna in mente quella frase in questa settimana che ci porta al 21 ottobre quando circa 150mila abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola saranno chiamati alle urne per il referendum sul distacco dal Piemonte e la conseguente aggregazione alla Lombardia. Non è una consultazione semplicemente locale, interessa tutto il Piemonte. Alla base ci sono certamente ragioni culturali: quel territorio meraviglioso di laghi e montagne è più vicino a Milano che non a Torino. Il turismo è quasi tutto lombardo. In tivù si vede il TgR Lombardia e non quello del Piemonte. Ma ci sono anche motivazioni economiche: l’ addizionale Irpef lombarda è più bassa di quella piemontese, così come sono più favorevoli la regolamentazione delle cave e i canoni per i bacini idrici (quella provincia versa al Piemonte 18 milioni all’ anno di canoni idrici che non ritornano, mentre nella vicina provincia di Sondrio viene restituito il tutto).
Ma, soprattutto, i promotori del referendum lamentano di essere da sempre dimenticati da Torino: ad esempio, con la nuova legge elettorale nel Consiglio Regionale del Piemonte non c’è nemmeno un rappresentante del VCO.
Insomma, se domenica prossima il referendum sarà valido (deve votare la metà più uno degli aventi diritto) e se vinceranno i sì, il Verbano-Cusio-Ossola – dopo la ratifica del Parlamento – diventerà Lombardia. Con buona pace di chi, in tutti questi anni, ha dimenticato quel lembo di Piemonte. E se poi anche il Novarese scegliesse la medesima strada? E se il Cuneese o l’ Alessandrino volessero diventare liguri? TORINO DIVENTEREBBE LA PERIFERIA DI MILANO. O FORSE LO E’ GIA’.