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Economia e lavoro | 05 giugno 2019, 10:00

Coldiretti, allarme frutta per i coltivatori (e i consumatori) di Torino e Piemonte

Galliati: "Non solo il clima, il problema è anche nei tempi di pagamento dei produttori"

Coldiretti, allarme frutta per i coltivatori (e i consumatori) di Torino e Piemonte

Con l’estate alle porte e le temperature in salita, il consiglio è sempre quello di consumare frutta fresca che con le sue vitamine nutre, disseta e reintegra le sostante che col caldo vengono eliminate. Quest’anno, però, il comparto frutticolo piemontese, già messo a dura prova dal clima e dalla “maledetta primavera” deve affrontare criticità ben più amare che offuscano la dolcezza dei frutti prodotti.

«La situazione per i produttori si sta facendo preoccupante a causa dei tempi di pagamento estremamente dilatati - spiega Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino -. Solitamente, le pesche vengono pagate entro Natale: quest’anno si è dovuto attendere ulteriori 60 giorni; un ritardo di due mesi senza alcuna giustificazione. Le mele estive, ovvero quelle del gruppo Gala, vengono pagate solo in questi giorni, quando la raccolta è avvenuta 300 giorni fa. Le susine sono state pagate a marzo: di solito lo si faceva 90 giorni prima. E tutto tace sui pagamenti riguardanti le mele autunnali e i kiwi. Eppure la Gdo, Grande distribuzione organizzata, rispetta i pagamenti entro i 60 giorni. A questo punto viene da chiedersi che ruolo stanno giocando i centri di condizionamento. Una cosa è certa: questo sistema sta lentamente strangolando le nostre imprese che si espongono con costi ingenti, fanno da banche, cercano con ogni sforzo di migliorare costantemente la qualità delle produzioni venendo sempre più incontro ai gusti dei consumatori, ma sono l’anello più debole e dimenticato di tutta la filiera».

«Oltretutto questo comparto sta già pagando l’embargo russo - aggiunge Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino -: le barriere strutturali e tariffarie rallentano l’export. Alcune importanti malattie, come la batteriosi del kiwi, ha portato alla riduzione della superficie coltivata. Inoltre nelle filiere si registrano squilibri legati alla ripartizione del valore del prodotto finale, tanto che il mondo agricolo percepisce solo il 15 per cento del valore, percentuale non sufficiente a coprire i costi di produzione: il 40 per cento va a chi si occupa del condizionamento e la restante parte è tutta appannaggio della Gdo. E’ poi vergognoso che il 70 per cento del comparto frutticolo piemontese sia in mano a pochi soggetti che si permettono di mettere in atto tali storture, in totale libertà. E’ fondamentale, quindi, riorganizzare completamente il sistema - partendo dal conferimento fino alla vendita - e fare chiarezza in questo meccanismo che sa ancora troppo di antichi rapporti di mezzadria e, senza mezzi termini, richiama la figura del fattore. Insomma, occorre rivedere la ripartizione dei ricavi lungo le filiere».

comunicato stampa

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