Il caso Rosso scuote la politica torinese. L’arresto dell’assessore regionale e capogruppo di FdI in Comune Torino avrà ripercussioni anche sull'attività all'interno di Palazzo Civico.
Sulla vicenda che ha visto la compravendita di voti con personaggi che sarebbero appartenenti alla ‘Ndrangheta è intervenuta la sindaca Chiara Appendino, a margine del brindisi natalizio con i dipendenti comunali: "Il quadro che emerge dalle indagini condotte dalla Procura di Torino da cui risultano rapporti tra politica e criminalità organizzata è sicuramente preoccupante e ci induce a tenere sempre alta la guardia sul persistente pericolo di infiltrazioni mafiose e sulla relativa possibilità di condizionare le attività della pubblica amministrazione".
"Per questo motivo il lavoro della Magistratura e delle Forze dell'ordine a tutela della legalità e degli interessi dei cittadini risulta quanto mai prezioso, come indispensabile rimane l'impegno e la massima attenzione da parte di chi ricopre o si candida a ricoprire una carica pubblica", ha poi concluso la sindaca.
Molto dura la capogruppo del M5s torinese, Valentina Sganga: "L'arresto del capogruppo in Comune di Fratelli d'Italia e assessore in Regione, Roberto Rosso, getta un'ombra scura sulle elezioni regionali in Piemonte della scorsa primavera".
“Le indagini in Valle D'Aosta, Calabria e ora Piemonte sono un campanello d'allarme fortissimo su quanto la criminalità organizzata stia facendo per infiltrare la politica e l'imprenditoria in territori colpiti dalla crisi economica. È necessario gridare ancora una volta e sempre più forte che "la mafia è una montagna di m....a", ha poi concluso Sganga.
La conclusione della dichiarazione della capogruppo pentastellata è l’incipit del pensiero del collega Lo Russo, che definendo la ‘Ndrangheta una “montagna di m....a” afferma: "Assistiamo attoniti agli sviluppi dell'indagine che ha portato all'arresto stamattina di numerosi accusati di associazione ndranghetista anche qui in Piemonte, tra cui anche alcuni esponenti politici". "Eravamo, siamo e resteremo garantisti. Un'accusa, per quanto infamante, non è una sentenza ed è bene ricordarlo. Ma è indubbio che il quadro che emerge da quello che si apprende dai giornali è davvero sconcertante".