"Sei sicuro?" mi chiese accompagnandomi alla porta.
"Sì" le risposi.
I bambini, intanto, in cucina si litigavano una galletta.
La mia Maria sapeva cosa avrei fatto, cosa avremmo fatto tutti. Aveva paura, non aveva dormito per l’ansia ma ora, ancora in vestaglia, cercò di farsi coraggio e mi strinse forte dicendomi solo "Fa quello che devi ma poi torna da noi".
Erano tempi bui quelli, lo erano da anni, ma ora che avevamo un progetto, che eravamo pronti a far qualcosa, insieme alla paura crebbe anche la speranza.
Erano le 9 quando uscii dal deposito alla guida, come ogni giorno, del 14, il mio tram. Piero, collega e caro amico, mi fece un cenno dalla sua vettura: "Ci vediamo in piazza" mi disse.
Alle fermate salivano donne e anziani. Di giovani pochi, la maggior parte di loro era via, qualcuno sarebbe tornato, molti altri no. Attraversando la città mi guardavo in giro, sui muri sventolavano i volantini che avevamo affisso durante la notte. Ad ogni incrocio cercavo gli sguardi degli altri: l'edicolante all'angolo, la donna elegante che attraversava la strada, la nonna che trascinava via il nipote tirandolo per un orecchio. Mi chiedevo chi di questi sarebbe stato con noi e chi contro di noi.
Ma non c'era più tempo per farsi domande. Erano già le 10 di mattina, l'ora stabilita, quando mi fermai per non ripartire più. "Scendete, inizia lo sciopero contro la fame e il terrore" dissi ai passeggeri. E come me fecero molti altri tranvieri in giro per la città. Un signore distinto si alzò indignato, “Si vede che di terrore non ce n’è abbastanza” mi disse, mentre una signora in carne, prima di scendere dal mezzo, mi salutò con un sorriso, "Avevo proprio voglia di farmi una passeggiata, insieme a tanta altra brava gente”.
Tra pochi "traditori della patria!" e molti "siamo con voi!" i marciapiedi si riempirono di persone che uscivano da uffici e officine, le saracinesche dei negozi chiusero, e Torino entrò in sciopero.
Era il 18 aprile 1945, il primo passo verso la liberazione della città.
La liberazione di Torino si realizzò in un periodo che andò dal 18 al 28 aprile. Ma l’annuncio ufficiale da parte delle istituzioni si fece attendere fino al 5 maggio. Il giorno dopo si festeggiò in piazza Vittorio Veneto.
Il primo passo di questo lungo percorso fu lo sciopero generale del 18 aprile che vide lavoratori della città e della provincia incrociare le braccia o abbandonare il posto di lavoro. Il conducente del tram 14 fu uno di questi. "Scendete, inizia lo sciopero contro la fame e il terrore" furono, da quanto ci è stato tramandato, le sue esatte parole.
Bisognò attendere fino al 29 maggio 1959, perché alla città di Torino, per il suo importante contributo nella guerra di liberazione, venisse conferita la medaglia d'oro al valor militare.