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Cultura e spettacoli | 20 dicembre 2020, 15:15

La poesia raccontata in un clic. Da una trentenne che ogni mattina si sveglia con una domanda che è un inno alla vita: "Perché no?" [VIDEO]

Perché non provarci, perché smettere di sognare. Se lo chiede Johanna, che aveva un sogno e lo ha realizzato. Con una semplicità disarmante. Si chiama “Clic” ed è una raccolta di poesie. Una silloge lirica dove tutti si possono specchiare. Un libro da mettere sotto l'albero a Natale

La poetessa Johanna Finocchiaro, di Carignano, mentre sfoglia il suo libro di poesia

Johanna Finocchiaro, su Facebook "Johanna Poetessa"

Clic. Il rumore di uno scatto di una macchina fotografica. Come a fermare un momento, un istante, un attimo di vita. Clic come un interruttore che si accende, all'improvviso, illuminando l'oscurità. Clic come una luce che fa improvvisamente chiarezza dove tutto intorno c'è il buio.

Johanna Finocchiaro è una poetessa e ha scelto proprio questo nome, "Clic", per il suo libro d'esordio. Una silloge lirica che è una pennellata di vita vissuta, un 'percorso della sincerità' (come lo definisce l'autrice stessa), uno sguardo vero, sincero e disarmante che racconta luci e ombre di una quotidianità in cui chiunque può specchiarsi. Anche il lettore che, fino ad ora, non si è mai avvicinato alla poesia. Perché, nei suoi versi, Johanna appare per quello che poi è quando te la trovi davanti: una persona di quelle che ti sembra di conoscere da sempre, che ha vissuto quello che hai vissuto tu, che ha avuto i pensieri, le paure, i momenti di sconforto e quella forza di volontà che hai vissuto anche tu, o che avresti voluto vivere. Solo che lei lo racconta con un sorriso che ti contagia e con la forza brutale della sincerità. Il suo punto di forza è proprio la sua capacità di far trasparire le emozioni. E se ci riesce così bene è perché Johanna affronta la vita come un bambino affronta il gioco: molto seriamente, ma sapendo che in fondo tutto si può prendere con il sorriso. E divertendosi. Prendendosi, perché no, anche un po' in giro.

"La gioia è la qualità più bella che esiste. L'allegria è momentanea, può morire. La gioia invece ce l'hai dentro. Nei momenti di felicità io scrivo poco, ma immagazzino tutto, ascolto il mio corpo, mi porto dentro tutte le emozioni. Poi, soltanto dopo, quando tutto si trasforma forse in malinconia, scrivo. Come un flusso di coscienza, dove le parole escono da sole". Meglio di così, Johanna non poteva descriversi.

Ma facciamo un passo indietro. Johanna ha 30 anni, un lavoro da dipendente per un importante istituto bancario e moltissime passioni. Quella per i viaggi e per le lingue (ne parla - e insegna - addirittura cinque), che lei immagina come ponti che uniscono le persone, è lo specchio della sua contagiante curiosità per tutto ciò che nuovo, per tutto ciò che è arte. Torinese di nascita e siciliana di origine, vive a Carignano. Divoratrice di libri, ama l'arte, la moda, la letteratura, la fotografia. E poi la musica, dove spazia dal cantautorato italiano di Lucio Battisti al jazz di Ella Fitgerald. Ma il fuoco che ha sempre sentito dentro di sé è un altro: quello della scrittura. Un sogno tenuto in cassetto e poi venuto fuori. La Poesia. Johanna si è sempre sentita una poetessa e non si è fermata a scrivere di nascosto, per se stessa. "Sono una persona che ha mille paure e timori, a volte sono insicura anche se non lo sembro - ci spiega, quasi a voler giustificare quell'entusiasmo e quella gioia che traspaiono in ogni suo sguardo, in ogni suo gesto, quando parla della sua passione - ma alla fine mi sono detta: 'Perché no?', e mi sono lanciata in questo mondo, iniziando a proporre in giro i miei scritti". Perché no. Una filosofia di vita che ha permesso a Johanna di continuare a sognare. Una "mantra della felicità" da ripetersi ogni mattina a letto appena ci si sveglia. Perché no. Perché non farlo?

E i risultati sono arrivati, subito. Johanna ha infatti ottenuto numerosi riconoscimenti e oggi fa parte del gruppo letterario "Poeti Emozionali", nato a Torino nel giugno 2020 e che coinvolge 12 poeti. Partecipa spesso e con grande entusiasmo a letture pubbliche, serate, eventi di poesia. E tiene, su Torinoggi.it, una rubrica dove ogni settimana parla di Poesia (CLICCA QUI).

Dopo un ebook e il contributo in un'antologia lirica corale, ecco la pubblicazione di "Clic" (ed. L’Erudita, www.larudita.com), avvenuta lo scorso settembre. Ecco - di seguito - la nostra intervista video a Johanna il giorno di uscita della sua raccolta nelle librerie e online.

 

Johanna, che cos'è la poesia oggi?

"La poesia oggi è quello che è la prosa oggi. La poesia è un altro modo di parlare, prima di tutto con noi stessi ma anche con il mondo esterno. Semplicemente è un modo di esprimersi. Ma, rispetto alla prosa, permette di avere un'interpretazione ogni volta diversa: se leggo una poesia oggi non è detto che colga sfumature che coglierei magari tra una settimana, e quello che ci vedo io non è quello che ci vede un altro. E quindi è veramente un mondo".

Come mai Clic?

"Clic è il rumore che mi è scattato in testa dopo un periodo buio, anni fa. E da lì ho deciso di dare una svolta. Ma è anche quello che mi capita quando l'ispirazione mi prende: mi scatta quel clic e inizio a pensare, a incastrare tra loro parole che nemmeno sapevo di avere. E' una sorta di mio meccanismo mentale. L'idea è resa benissimo dal disegno in copertina firmato dall'artista Federica Obinu: una donna con una lampadina nella testa che si accende all'improvviso, inondando il cervello di luce, di stimoli".

Cosa c'è del tuo vissuto in questa raccolta di poesie?

"Beh questa silloge per me è un po' tutto. In copertina c'è scritto 'un viaggio interiore' ed è esattamente quello: scritti, riflessioni, paure, desideri. Cose che non sono riuscita a spiegarmi e che butto sulla carta. Domande, ricerca costante di una spiegazione. Mi sono messa a nudo, completamente. Anche in argomenti che mi pesavano. Ci sono componimenti scritti di getto e altri più sofferti. Clic apre e chiude, è esordio ed epilogo: è l'inizio della carriera e la fine di un periodo difficile a livello personale. E' luce, ma anche profondo buio. La mia speranza è che ci sia una reazione nel lettore, che provi un'emozione".

C'è un ordine prestabilito per leggere la tua raccolta? Intendo: va letta dalla prima all'ultima pagina o si può leggere qualche verso qua e là?

"Lo chiedi a me? (ride, ndr). Io per carattere non ce la faccio a stare negli schemi. Scrivo e basta, l'unico schema è nelle mia testa e non sono nemmeno sicura sia così chiaro nemmeno quello. Per rispondere, l'ordine scelto per le poesie è pensato e concordato, ma io sono felice se il lettore fa un po' di 'saliscendi'".

Le emozioni. E' solo su quelle che si incentra il tuo lavoro?

"Questo è lo scopo della Poesia: suscitare emozioni. Io stessa mi emoziono quando riesco a emozionare. Purtroppo la Poesia viene percepita come complicata, non è certo considerata una lettura da ombrellone. Io sono invece convinta che andrebbe letta senza stare troppo a ragionare, un po' come un paesaggio: ce lo godiamo e basta".

Che cosa ti emoziona oggi?

"La mia massima fonte d'ispirazione continua a essere l'arte: mi conquista la sua immediatezza, la forza comunicativa, la varietà di forme e concetti espressi, la chiarezza. Ma anche i viaggi: viaggiando, ho compreso quanto il mondo sia dinamico. E poi leggo, leggo e leggo. Sempre"

La tua Torino.

"Amo Torino, ci vado appena posso. Mi piace perché è austera, riesco a godermela e a viverla in serenità. Sono uno spirito solitario e la grande città ha ispirato molti dei miei versi, ma resto una ragazza di provincia. A Carignano ho la mia dimensione ideale".

Cosa farai da grande?

"Mi chiedi del futuro? Ti risponderò quando arriverà. Di sicuro non mi sento addosso i 30 anni che ho. Dentro ho la curiosità e la vivacità di un adolescente, sono insofferente verso l'età adulta. E, come la maggior parte dei giovani, mi piace cambiare. Sempre. Anche se, lo ammetto, non sarei disposta a cambiare alcuni punti fermi. Penso però che la vita sia fatta di tanti incontri e alcuni di questi ti facciano prendere traiettorie diverse da quelle che avresti immaginato. A volte, bisogna farsi trasportare. Il mio obiettivo? Voglio essere contenta e soddisfatta di me. Anche se sembra banale, vorrei davvero lasciare il mondo migliore di come l'ho trovato".

 

Daniele Angi

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