Ci vorranno almeno due anni per tornare ai livelli pre crisi. Lo dicono gli industriali torinesi, che al termine di un 2020 da incubo (sotto ogni punto di vista) per il 2021 prevedono una ripresa, ma non sufficiente a colmare il gap. Appuntamento, dunque, fissato per il 2023.
L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a dicembre da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino conferma infatti il clima di grande incertezza e la cautela in cui operano le nostre imprese. I numeri non sono molto diversi da settembre, ma c'è molta differenza tra manifattura e servizi: nel primo caso gli indicatori sono allineati o lievemente più favorevoli rispetto a settembre; nei servizi, invece, il clima di fiducia peggiora in modo piuttosto marcato, soprattutto a Torino.
Produzione e ordini restano in calo (-10,5% e -8,3% rispettivamente), mentre qualche miglioramento è riferibile alla cassa integrazione (in lieve calo) e agli investimenti (in aumento di 4 punti percentuali rispetto al recente passato). Anche le esportazioni sembrano mostrare qualche segnale di miglioramento. Aumenta il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna un punto rispetto a settembre, pur restando al di sotto della media storica. Resta negativo l’andamento della redditività. Migliora sensibilmente invece la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di oltre 7 punti.
Come già rilevato in altri ambiti economici, tuttavia, più dei numeri del secondo semestre è l'attesa del nuovo anno a creare inquietudine. Nella maggior parte dei settori prevale un clima di attesa. Ma le cose vanno decisamente peggio per i servizi, visto che il lockdown nella seconda ondata ha colpito soprattutto i negozi e attività di questo settore. Il saldo ottimisti-pessimisti peggiora di 8 punti rispetto a settembre (-10,6%) e vale per tutti gli indicatori. Stabili tasso di utilizzo delle risorse aziendali (77%) e ricorso alla cassa integrazione (26,7%), ancora elevato per gli standard del settore. Ma è soprattutto Torino ad abbassare la media, nel terziario: le attese delle imprese dei servizi peggiorano in modo molto sensibile in particolare all'ombra della Mole. Il saldo ottimisti-pessimisti relativo ai livelli di attività arretra di 18 punti rispetto a settembre. Nelle altre province, al contrario, l’indicatore non si discosta molto da livello di equilibrio ed è allineato al valore osservato tre mesi fa.
A livello territoriale nella manifattura gli indicatori non si muovono in modo uniforme. Ad Alessandria, Cuneo e Verbania il clima di fiducia rimane sfavorevole, con un lieve miglioramento delle prospettive. Analogo trend è riferibile a Biella, dove però il quadro è decisamente più negativo, con un elevato ricorso alla CIG. Ad Asti e Vercelli si riscontra un sensibile peggioramento del clima di fiducia. A Torino, Ivrea e Novara gli indicatori sono sostanzialmente allineati a quelli di settembre, ma in un clima complessivo di impronta diversa: più positivo a Novara, più prudente nelle altre aree.
"Ci troviamo - commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – in una fase di attesa ed incertezza. È quindi chiaro che il recupero a livello economico avverrà in modo non graduale. L'obiettivo realistico è un ritorno ai livelli di attività pre-crisi nel 2023. Fino ad allora manifattura, automotive, infrastrutture e tecnologia vanno difesi e rafforzati, puntando sui progetti strategici di grande impatto che il nostro territorio sta portando avanti e che potranno essere realizzati anche grazie al programma Next Generation Eu, che confidiamo tenga il Piemonte in grande considerazione. Si tratta dello strumento perfetto per avviare la transizione, la ripartenza e la ripresa di questo territorio. Un percorso in cui le imprese faranno la loro parte, ed avranno un ruolo centrale. Lavoriamo ogni giorno perché queste risorse possano rafforzare e rendere concreta l’attrattività del Piemonte".
"Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi saranno cruciali per definire il percorso di ripresa della nostra economia. In questa fase di emergenza - commenta il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj – la politica economica è stata decisiva per consentire a famiglie e imprese di limitare i danni. Anche nel 2021 sarà necessario il supporto di una politica monetaria accomodante e di interventi fiscali espansivi. La capacità di impegno e di spesa dei fondi europei, a partire naturalmente dal Next Generation EU, sarà fondamentale. Per il nostro Paese può essere questa un’occasione che non è esagerato definire unica e irripetibile, per riattivare i meccanismi dello sviluppo dopo 25 anni in cui abbiamo accumulato un gap di crescita di oltre 20 punti di Pil rispetto ai nostri partner europei".














