Pietro De Maria torna all’Unione Musicale di Torino (Conservatorio, mercoledì 19 maggio – ore 20) per il terzo concerto del progetto di esecuzione integrale delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven inaugurato nel 2020 in occasione dei festeggiamenti per il 250° anniversario della nascita del compositore tedesco.
Il pianista veneziano è il terzo italiano - dopo Dino Ciani (1970) e Andrea Lucchesini (1999-2000) - a realizzare questa impresa per l’Unione Musicale. Non è il primo ciclo monografico per De Maria, che nel corso della sua carriera è stato il primo pianista italiano ad aver eseguito pubblicamente l’integrale delle opere di Chopin in sei concerti e ha realizzato un progetto bachiano con l’esecuzione dei due libri del Clavicembalo ben temperato e delle Variazioni Goldberg. Tutti questi progetti sono stati realizzati anche a Torino nelle stagioni dell’Unione Musicale.
In una intervista per Sistema Musica De Maria ha affermato che «l’impegno principale nell’affrontare un’integrale di un autore come Beethoven, è quello di riuscire a leggere il testo come se fosse la prima volta, di riscoprirlo come nuovo, cercando di togliere la patina di una certa tradizione».
Il corpus delle 32 Sonate rappresenta per un interprete una sfida titanica, è un vero e proprio “viaggio nel viaggio”, come recita il sottotitolo del progetto: «Con il passare degli anni – prosegue De Maria - il mio rapporto con Beethoven è sicuramente cambiato. Ciò è dovuto non solo alla pratica, ma al fatto che noi cambiamo costantemente e siamo il risultato di tutte le esperienze di vita che facciamo».
“Viaggio” è anche quello compiuto dall’autore, perché le 32 Sonate accompagnano Beethoven per quasi trent’anni di vita, dalle sue giovanili op. 2 dedicate ad Haydn, alle ultime della maturità, le op. 110 e 111, a testimoniare passo dopo passo la straordinaria evoluzione del suo linguaggio musicale.
Pietro De Maria ha scelto di non eseguire le Sonate in ordine cronologico ma di proporle in base ai loro rapporti di tonalità, accostando quindi anche opere che appartengono a epoche diverse.
Nel terzo appuntamento si ascolteranno infatti tre brani ben distinti tra loro. In apertura la Terza delle Sonate op. 2 che Beethoven portò alla stesura definitiva tra il 1794 e il 1795. Qui l’autore mette in campo la grandiosità virtuosistica utilizzando lo stile della «sonata-concerto»: in molti passaggi si fa sentire l’idea di un concerto per pianoforte e orchestra, come nel caso delle due “cadenze” alla fine del primo e dell’ultimo movimento.
Il secondo brano in programma è la Sonata in sol maggiore op. 31 n. 1, prima di un trittico composto tra la fine del 1801 e l’inizio del 1802. Questa Sonata è una delle meno conosciute perché considerata “poco beethoveniana”: si assiste in essa a un parziale recupero delle forme tradizionali, in una sorta di spiritosa e affettuosa rievocazione del passato. I conflitti esistenziali che nel Beethoven del primo Ottocento si identificavano con l’opposizione tematica qui sono totalmente assenti.
Il concerto si conclude con l’ultima composizione dell’intero corpus sonatistico beethoveniano. Composta tra il 1820 e il 1821 e completata all’inizio del 1822, la Sonata in do minore op. 111 schiude mondi mai sospettati prima e li condensa in due soli movimenti, una forma assolutamente inconsueta per un brano considerato come a una sorta di testamento spirituale. La celebre estatica Arietta conclusiva, infatti, si muove verso la “smaterializzazione” del suono attraverso il progressivo e inesorabile allontanamento tra voce superiore e basso, la moltiplicazione delle note attraverso la diminuzione ritmica, il clima di trasfigurazione metafisica raggiunto nei trilli conclusivi; per questi motivi si è parlato di conquista del silenzio nell’imminenza della morte e di commiato dalla forma della Sonata classica.
Il prossimo concerto del progetto Beethoven di Pietro De Maria è previsto per mercoledì 7 luglio 2021 (Conservatorio – ore 20). In programma le Sonate op. 7, op. 13 (Patetica), op. 79 e op. 109.














