Sono immagini forti quelle che arrivano dall’interno del Ferrante Aporti dopo la notte di disordini avvenuta tra l’1 e il 2 agosto.
Barriere in plexiglass frantumate, uffici presi d’assalto con tavoli e mobili rovesciati e scaraventati nell’androne, una fotocopiatrice a terra distrutta, materiale di vario genere buttato a terra con violenza.
Una situazione difficile che ha costretto alla convocazione urgente oggi pomeriggio del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, presieduta dal Prefetto, Donato Cafagna, per un punto di situazione sulla sicurezza delle carceri nella Città Metropolitana di Torino.
Al tavolo hanno preso parte i direttori delle Case circondariali Lorusso e Cotugno e di Ivrea e dell’Istituto penale per i minorenni Ferrante Aporti oltre ai rappresentanti del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e del Comune di Torino, al Questore, al Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri e al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza.
Durante la riunione si è concordato sulla necessità di un approccio integrato "che coinvolga tutti i soggetti istituzionali interessati a garantire la sicurezza all’interno e all’esterno del sistema penitenziario”, come si legge in una nota emanata dalla Prefettura a seguito dell’incontro.
In particolare sono stati potenziati gli "strumenti operativi finalizzati ad attuare, in tempi ristretti ed immediati, il coordinamento tra Amministrazione penitenziaria e Forze di Polizia e gli Enti di soccorso pubblico e sanitario, orientato a realizzare un intervento rapido ed efficace a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.”
Sul tema sono intervenuti i sindacati della Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil parlano di fatti “gravi e preoccupanti”, in riferimento a quanto accaduto ieri, venerdì 2 agosto, al Carcere Minorile di Torino, “un’ulteriore accadimento che fa parte, ormai, di una lunga scia di problematiche che esplodono quasi quotidianamente nelle carceri torinesi.”
Le tre sigle esprimono solidarietà, e sostegno al personale operante nel carcere: "si sono trovati, e si trovano, in una situazione di grave disagio e insicurezza da gestire, con un pesante bilancio di agenti che hanno dovuto ricorrere a cure mediche. Lavoratrici e lavoratori che hanno manifestato più volte in questi anni la loro percezione di non adeguata sicurezza all’interno del carcere.”
Il problema è stato più volte sollevato in passato dalle organizzazioni sindacali con la ricerca di soluzioni attraverso progetti educativi necessari e fondamentali.
Azione che non ha ancora trovato adeguata risposta dalla Direzione Minorile, forse troppo poco sensibile alle denunce sindacali - dichiarano Cgil, Cisl e Uil - Ci si continua a scontrare con un Ministero spesso assente, poco attento alla costruzione delle necessarie condizioni per poter svolgere, da parte di tutti gli operatori, un compito così difficile, e così importante."
"Un Ministro sordo - sostengono -alle richieste che arrivano da chi ogni giorno lavora nelle difficoltà, dentro un clima politico che continua a ritenere le carceri solo un luogo di mera reclusione, senza manco preoccuparsi della sicurezza, e senza pensare al domani di chi è recluso."
"Fondamentale investire, in persone, competenze, sicurezza, - concludono le sigle - strutture e riconoscimento del lavoro di ogni operatore, o ci troveremo a dover scrivere ogni volta di quanto non c’è, e continua a non esserci.”
Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della nazione - dice Donato Capece, segretario generale del Sappe -: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.
E il segretario generale Osapp, Leo Beneduci, aggiunge: "Le carceri italiane, per adulti e minori, sono del tutto ingovernabili. E' per fortuna o per miracolo che non ci siano state conseguenze più gravi per gli agenti, minacciati con armi da taglio per farsi consegnare le chiavi. Si può varare qualunque legge, ma servono figure adatte ad applicarle".