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Attualità | 07 maggio 2025, 16:06

Cinghiali, Rossotto e Andreis: "Abbattimenti insufficienti e risarcimenti attesi da 10 anni"

Gli ungulati si moltiplicano: la protesta delle associazioni di categoria in Città Metropolitana

Stefano Rossotto con il direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi Luigi Andreis

Stefano Rossotto con il direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi Luigi Andreis

"Alla Città Metropolitana di Torino chiediamo di agire per quanto in suo potere e di farsi parte diligente verso la Regione Piemonte e gli altri organismi competenti per porre un argine al dilagare della fauna selvatica sul territorio. La situazione è fuori controllo, gli agricoltori subiscono danni ormai insostenibili, senza che si intravveda una soluzione. Il primo problema sono i cinghiali, che distruggono le coltivazioni e rischiano di veicolare il contagio della peste suina negli allevamenti, senza contare l’emergenza dei lupi e dei caprioli". Così il presidente provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto, dopo l’incontro di ieri con il consigliere delegato all’Agricoltura della Città Metropolitana di Torino, Alessandro Sicchiero, la dirigente Elena Di Bella e i funzionari del settore. Un confronto richiesto dalla stessa Organizzazione agricola ed al quale hanno partecipato anche i rappresentanti provinciali degli altri sindacati di categoria, Coldiretti e Confagricoltura.

"Sul contenimento dei cinghiali - osserva il presidente Rossotto, intervenuto insieme al direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi Luigi Andreis -, c’è una sovrapposizione di competenze, tra Provincia, Regione e commissari regionale e nazionale che non di rado complica l’operatività degli interventi, con rimpallo di responsabilità inaccettabili. Chiediamo più abbattimenti. Quindici nuove guardie provinciali attendono da mesi di poter procedere, ma manca sempre qualche autorizzazione, per via dei soliti cortocircuiti burocratici, così che rimangono inattive".

Cia Agricoltori delle Alpi ritiene imprescindibile la riforma della legge 157 sulla caccia, ormai vecchia di vent’anni: "A nostro avviso - affermano Rossotto e Andreis – la gestione degli Atc (Ambiti territoriali di caccia) andrebbe affidata alla mano pubblica, l’unica senza “interessi di parte”, perché l’attuale modello favorisce di fatto le componenti venatorie, dovendo garantire un bacino faunistico “appetibile” ai cacciatori. Prova ne è che, negli Atc dove esistono le zone di caccia riservate alle squadre, gli abbattimenti sono diminuiti".

Su tutto, aleggia lo spettro della peste suina: "Nel Torinese - notano il presidente e il direttore di Cia Agricoltori delle Alpi -, non si sono ancora verificati casi di contagio, ma nelle zone di ripopolamento dei Comuni confinanti con le aree di restrizione, gli abbattimenti dei cinghiali sono ostacolati da una serie di limitazioni che di fatto li rendono inefficaci, se non impossibili".

Infine, la questione dei rimborsi dei danni provocati dalla fauna selvatica: "Fermo restando che agli agricoltori interessa non subire il danno, piuttosto che cercare il risarcimento – sottolineano Rossotto e Andreis -, resta il fatto che in alcuni casi, negli Atc 3, 4 e 5 c’è chi attende i pagamenti dal 2015, una situazione assurda. Cosi come è assurdo vedere bloccati i rimborsi dei danni dell’ultima stagione, perché il presidente unico di quegli Atc, come già il precedente commissario, ha richiesto la verifica delle perizie, quasi non si fidasse dei periti nominati dai suoi stessi Atc".
 

Comunicato stampa

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