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Aurora / Vanchiglia | 29 giugno 2025, 16:30

Appartamenti al posto dei negozi che chiudono: "Un quartiere morto di giorno e vivo solo più di notte"

Le perplessità dei commercianti del quartiere Vanchiglia: "Servono altre politiche, non esiste solo la movida"

Un negozio chiuso in zona Vanchiglia

Un negozio chiuso in zona Vanchiglia

Un quartiere vivo solo a metà. A Vanchiglia i commercianti lanciano un nuovo grido d’allarme: le attività di vicinato stanno scomparendo, schiacciate dalla concorrenza delle grandi catene, dai costi degli affitti alle stelle e da una burocrazia che non aiuta. Al loro posto, sempre più spesso, spuntano appartamenti in affitto breve, stanze per studenti, senza dimenticare la convivenza con i locali notturni. Il risultato? “Un quartiere morto di giorno ed eccessivamente vivo la notte”.

Trasformazione che non piace

A farsi portavoce del malcontento sono Elisabetta Crovella, presidente dell’associazione commercianti di via Vanchiglia, e Giovanna Giorgio, presidente dell’associazione AQV. In una nota congiunta denunciano una “dualità insostenibile” che sta impoverendo l’anima commerciale e sociale del quartiere. Da un lato, piccoli negozi che chiudono dopo anni di attività, dall’altro locali della movida che spingono verso l’alto i canoni di locazione e alterano l’equilibrio residenziale.

Non siamo contro il divertimento sano e di qualità, ma serve una gestione intelligente della convivenza tra attività diverse - spiegano -. La concentrazione esclusiva di locali notturni rischia di ghettizzare il commercio e di rendere invivibile il quartiere per chi ci abita e lavora”.

I commercianti chiedono politiche di controllo più efficaci, a partire da una revisione del regolamento sulla quiete pubblica, un aumento della presenza delle forze dell’ordine - competenza, ricordano, non solo della Polizia Municipale ma anche della Questura e della Prefettura - e una maggiore comunicazione tra istituzioni.

Le proposte

Tra le proposte, anche quella di riaprire punti verdi e spazi culturali per i giovani in aree meno dense, creare poli alternativi alla movida legati alla popolazione universitaria e attivare strumenti per preservare la funzione commerciale dei locali a piano strada, scoraggiando le speculazioni immobiliari.

Serve una visione di lungo periodo - concludono Crovella e Giorgio -. Se perdiamo i negozi, perdiamo identità, sicurezza e presidio sociale. Vanchiglia non può diventare un quartiere-dormitorio di lusso o un parco giochi notturno”.

Sul caso è intervenuto anche il coordinatore al Commercio della Circoscrizione 7, Sol Ninni. "Condivido le paure e il grido di allarme delle associazioni di via, sono anni che si ragiona con gli assessorati su possibili rimedi alla desertificazione commerciale, ai cambi di destinazione d'uso selvaggi - racconta -. Con Camera di Commercio ed Ascom si sono e si stanno facendo dei ragionamenti su leve economiche ma la questione è complicata e gli attori sono molteplici. Anche il discorso della deriva commerciale dei quartieri è costantemente attenzionata, non c'è solo la mala movida, che è un problema di convivenza, ma anche il decadimento dell'offerta o la chiusura completa di attività che trasformano pezzi di territorio in lande desolate". 

Ad esempio sulla questione movida notturna "stiamo ragionando con gli assessorati in formule di alleggerimento, come sapete è partito il progetto Myfarini, che a mio avviso può essere un pezzo della soluzione, abbiamo bisogno di trovare un compromesso accettabile fra luoghi densamente abitati e luoghi meno, dove differenziare le esperienze, dove dare la possibilità anche ai giovani di divertirsi e magari dare al divertimento un'eccezione non solo alcolica ma costruire con gli imprenditori del divertimento formule di aggregazione con taglio anche culturale - conclude -. Anche gli esercenti dei locali rimangono vittime di chi crede che il divertimento sia sballarsi. Non voglio dire che non abbiano delle responsabilità, potrebbero evitare di somministrare a chi è già sopra le righe, dotarsi di steward per gestire la clientela in maniera appropriata. Ma credo comunque che anche loro alla fine rimangano vittime dei comportamenti esasperati dalla logica di gruppo e alcolica. I processi sono lunghi, i soggetti da coinvolgere molti, le risorse spesso non appropriate, ma vorrei chiarire che c'è condivisione e sinergia con le associazioni, si provano a costruire progetti che superino l'esasperazione e abbiano una visione strutturata di lungo periodo".

Philippe Versienti

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