Rumori di trapani, via vai di operai e furgoni. Nel giorno del Diritto di Tribuna, e della presentazione della petizione dei cittadini contro il progetto "Centro d'accoglienza straordinario" a Nizza Millefonti, suona come una beffa quella che sembra proprio essere la ripresa dei lavori al civico 20 di via Rocca de' Baldi. Ma andiamo con ordine.
Oltre 400 firme
Le famiglie del quartiere hanno raccolto, sotto la supervisione del comitato spontaneo Nizza Millefonti, un totale di 463 firme per dire no alla realizzazione di un centro d’accoglienza straordinario in via Rocca De’ Baldi. Un successone se si pensa che il tutto è stato concluso in poche ore. "Siamo sicuri che questo sia il posto giusto? Visto che è stata dichiarata zona rossa qualche dubbio ci viene" hanno protestato i cittadini parlando con la presidente del consiglio comunale, Maria Grazia Grippo.
"La questione è sempre stata minimizzata e c'è stato molto scarico di responsabilità, forse per evitare lamentele da parte dei cittadini - ha raccontato Giuliano, tra i primi tre firmatari della petizione -. All’inizio pensavamo realizzassero una palestra poi la presenza di tutti questi bagni ci ha fatto venire qualche dubbio. Qui c’è spaccio a tutte le ore e un Cas l’avremmo evitato. Nessuno, infine, si è mai preso la briga di interloquire con i cittadini".
Dove eravamo rimasti
La cooperativa sociale valdostana “Le Soleil”, già proprietaria di un centro a Cavoretto, doveva presentare una nuova Scia sui permessi di costruire. La prima documentazione, infatti, era risultata non conforme per difformità edilizie e pertanto il Comune aveva, correttamente e nel rispetto della normativa vigente, sospeso l’iter in attesa delle necessarie integrazioni. "A questo punto ci chiediamo se si sia mosso qualcosa negli ultimi giorni? - ha domandato Mariangela, una delle firmatarie -. Questo movimento di operai che vanno e vengono e i rumori nell'area di cantiere non ci fanno stare tranquilli". Una beffa nella beffa, se si pensa che del problema se ne riparlerà in Comune, in commissione, soltanto il prossimo 17 settembre alle 16.30. L'impressione è che tra due mesi e mezzo i lavori possano essere tranquillamente terminati.
Va detto che il centro di accoglienza in questione non è stato né progettato né approvato dal Comune di Torino. Si tratta dell’esito di una gara europea a procedura aperta bandita il 4 ottobre 2024 dalla Prefettura di Torino, nell’ambito del programma nazionale di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, in stretta attuazione delle direttive del Ministero dell’Interno. Il Comune di Torino è stato coinvolto unicamente per quanto riguarda l’aspetto tecnico-urbanistico, ovvero la validazione della Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) presentata dalla cooperativa.
Circoscrizione e Lega all'attacco
Chiuso il dibattito del Diritto di Tribuna se ne è aperto immediatamente un altro. Intanto la Circoscrizione 8, nella persona del presidente Massimiliano Miano e del coordinatore Alberto Loi, ha spiegato perché il centro civico non è convinto del progetto. "Se non risolviamo prima la questione dello spaccio e della microcriminalità non possiamo unire potenziali problemi a reali problemi - ha precisato Miano -. C’è una questione di inopportunità. Non si può aprire un Cas in una zona rossa. Avrei decisamente optato per altro, magari uno studentato approfittando della presenza della metro".
Non le ha mandate a dire nemmeno il consigliere della Lega, Fabrizio Ricca, che sull’argomento, a Palazzo Civico, aveva recentemente attaccato l’assessore all’Urbanistica, Paolo Mazzoleni. "Le richieste dei cittadini sono chiare, la zona rossa sicuramente impone molta più attenzione di altre aree della città - così Ricca -. Abbiamo visto ripartire i lavori sotto i nostri occhi e presenteremo oggi stesso un question time per lunedì per capire se la Scia è stata approvata oppure no. Il Comune ha la possibilità di non concedere il cambio di destinazione d’uso, è ora che si intervenga".