Con l’arrivo dell’estate e il conseguente cambio di stagione, torna purtroppo anche un triste copione che ormai si ripete ciclicamente: i cassonetti per la raccolta di abiti usati, pensati per aiutare le persone in difficoltà, vengono saccheggiati e svuotati in mezzo alla strada, con vestiti, scarpe e tessuti sparsi ovunque sul marciapiede.
Succede in corso Enrico Gamba, zona basso San Donato, dove una foto mostra un individuo entrare completamente dentro un contenitore per gli abiti usati, usando un bidoncino per gli oli esausti come trampolino. Una scena quasi surreale, che ha indignato i residenti.
La denuncia arriva dai cittadini
La fotografia è stata condivisa da un residente esasperato, che racconta come episodi simili non siano affatto rari. “Parliamo sempre degli stessi personaggi - spiega -. Per loro questi cassonetti sono dei magazzini a cielo aperto. Scelgono solo quello che interessa, il resto rimane a terra. Poi, a pulire, ci pensa il quartiere”.
L’amarezza cresce non solo per lo spreco di un servizio pensato a fini solidali, ma anche per il degrado e la sporcizia che ne conseguono. “Questi contenitori dovrebbero essere in centri di raccolta chiusi, non in mezzo alla strada. Così diventano un problema per tutti”, aggiunge Rosario, altro residente della zona.
Da risorsa a problema?
I cassonetti per la raccolta di abiti usati sono un servizio utile, nato con intenzioni nobili: dare nuova vita a indumenti ancora in buone condizioni, aiutando associazioni e persone bisognose. Ma se il sistema viene sabotato o abusato, il risultato è l’opposto.
Soprattutto nei quartieri periferici o ad alta densità abitativa, episodi del genere si moltiplicano. Alcuni cittadini chiedono che i contenitori vengano rimossi dai marciapiedi e posizionati in aree protette o recintate, per evitare che si trasformino in “distributori gratuiti” per pochi e fonte di degrado per tutti gli altri.