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Politica | 31 luglio 2025, 18:55

Scontro politico in Regione sul Garante dei detenuti: Fratelli d’Italia attacca Mellano, insorgono le opposizioni

Il nodo centrale resta la visione del ruolo del Garante: per FdI dovrebbe rappresentare l’intero sistema penitenziario; per le minoranze, deve restare un presidio a tutela esclusiva dei diritti dei detenuti

Bruno Mellano

Bruno Mellano

Il recente cambio al vertice dell’Ufficio del Garante regionale dei detenuti in Piemonte ha acceso un duro scontro politico in Consiglio regionale. Al centro del dibattito, la fine del mandato di Bruno Mellano – garante per oltre un decennio – e la nomina di Monica Formaiano, figura vicina a Fratelli d’Italia.

Il gruppo FdI, per voce dei consiglieri Carlo Riva Vercellotti e Roberto Ravello, ha parlato di “chiusura di una fase a senso unico”, accusando Mellano di “strabismo ideologico” e “unilateralità militante”. Secondo i meloniani, l’ex garante avrebbe trascurato le esigenze di altri attori del sistema carcerario – in primis la Polizia penitenziaria – adottando un approccio parziale e sbilanciato, “mai imparziale” nei casi di violenza dietro le sbarre. “Ora si cambia passo – hanno dichiarato – con l’obiettivo di garantire tutti, non solo qualcuno”.

Immediata la replica delle opposizioni. La capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra Alice Ravinale, insieme alle consigliere Valentina Cera e Giulia Marro, ha denunciato in aula “un attacco ingeneroso e distorsivo” al lavoro svolto da Mellano, nominato in origine anche da una maggioranza di centrodestra. “Il garante – hanno ricordato – tutela per mandato i diritti dei detenuti, non di altri soggetti. Il comunicato di FdI è grave perché, di fatto, detta la linea alla nuova garante, che ha ammesso lei stessa di non avere competenze specifiche”.

Durissimo anche il Movimento 5 Stelle, che con Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio ha parlato di un attacco “ingiustificabile, scorretto e fuori da ogni logica”. Secondo i pentastellati, Mellano ha sempre svolto il suo ruolo “con autonomia e indipendenza”, rispettando il mandato istituzionale. “FdI – accusano – si riempie la bocca di pluralismo, ma ha imposto una nomina di partito, ignorando l’appello di 24 garanti ed ex garanti per una figura terza”.

Sulla stessa linea il Partito Democratico: "Per oltre un decennio, il Garante regionale Bruno Mellano ha svolto il proprio ruolo con autonomia, rigore e competenza, nel pieno rispetto del mandato conferito dalla legge: quello di tutelare i diritti fondamentali delle persone private della libertà, come previsto dalla Costituzione, dalle convenzioni internazionali e dalla normativa nazionale", dichiarano Domenico Rossi e Gianna Pentenero. "Le accuse di una 'militanza ideologica' che gli vengono rivolte da FDI, rilevano che l’unica ideologia in campo è quella della destra che fa della logica del capro espiatorio il proprio campo di battaglia. Mellano ha portato avanti un lavoro di ascolto, mediazione, monitoraggio e denuncia delle tante criticità che attraversano le nostre carceri: sovraffollamento, carenza di personale, accesso ai servizi sanitari, suicidi, episodi di violenza, marginalità. Un lavoro apprezzato non solo in ambito accademico e giuridico, ma anche da operatori del settore, associazioni e istituzioni indipendenti".

"Le parole dei consiglieri regionali di Fratelli d'Italia sul garante dei detenuti Mellano sono semplicemente imbarazzanti - dichiarano la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando e la consigliera regionale Nadia Conticelli - Posizioni che denotano una visione del carcere totalmente fuori dal mondo e che oltre a prendere di mira una personalità che si è spesa con competenza e professionalità negli anni del suo mandato, dimostrano una volontà di accaparramento di postazioni, prescindendo totalmente dall'assumere la ragione dell’istituto, in questo caso garantire i diritti delle persone detenute e dichiarando sin d’ora che si intende piegare all’ideologia, questa sì, del 'buttare via la chiave' ".

Il nodo centrale resta la visione del ruolo del Garante: per Fratelli d’Italia dovrebbe rappresentare l’intero sistema penitenziario; per le opposizioni, deve restare un presidio a tutela esclusiva dei diritti dei detenuti, come previsto dalla legge. Sullo sfondo, la condizione sempre più critica delle carceri piemontesi e il timore, da parte di una larga fetta della minoranza, che la nuova nomina possa trasformarsi in una figura più vicina alla politica che alle garanzie costituzionali.

redazione

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