Nuove analisi scientifiche riaccendono il confronto sull’origine e sul significato della Sindone di Torino, il noto telo di lino custodito nel Duomo del capoluogo piemontese e celebre per l’immagine impressa di un uomo, storicamente associata alla figura di Gesù. Uno studio pubblicato sulla rivista Archaeometry propone un’ipotesi alternativa sulla formazione di tale immagine: non il contatto diretto con un corpo umano, bensì l’interazione con una scultura in bassorilievo.
La ricerca porta la firma di Cícero Moraes, designer brasiliano specializzato in ricostruzioni tridimensionali storiche, che ha impiegato simulazioni 3D per esplorare le possibili modalità con cui l'immagine potrebbe essere comparsa sul tessuto. Due le ipotesi testate: nel primo caso, il lenzuolo veniva posizionato su un corpo umano digitale; nel secondo, su una superficie scolpita a rilievo. Il confronto ha evidenziato che solo la seconda opzione riproduce fedelmente l’aspetto visibile sulla Sindone, mentre il primo esperimento mostrava deformazioni evidenti.
Parlando a Live Science, Moraes ha ipotizzato che un modello in bassorilievo realizzato con materiali come legno, metallo o pietra, pigmentato o scaldato nei punti di contatto, avrebbe potuto generare l’effetto visivo oggi osservabile. Questo porterebbe a sostenere che la Sindone non sia il sudario autentico di un corpo, ma un’opera realizzata con tecniche artistiche nel Medioevo. Come spesso accade, la teoria ha suscitato reazioni contrastanti nel mondo scientifico e religioso.
L’ipotesi proposta da Moraes è condivisa anche da Andrea Nicolotti, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino, che però sottolinea come questa teoria non sia affatto inedita. Secondo Nicolotti, da oltre quattrocento anni è noto che l’immagine sulla Sindone non può essere il risultato di un contatto diretto tra il lino e un corpo umano tridimensionale.
Questa ulteriore evidenza si aggiunge alle ben note analisi con il metodo del carbonio-14 condotte nel 1989, che collocarono la realizzazione del tessuto tra il 1260 e il 1390, periodo che coincide con le prime attestazioni storiche del manufatto, consolidando così la tesi di una sua origine medievale.