I Pfas ci sono, nelle acque piemontesi, e per questo la Regione ha creato un Osservatorio Regionale con l'obiettivo di ridurre le emissioni, gli usi e la diffusione ambientale di queste sostanze dannose per l'uomo. Ma, mentre nasce questo Centro di Ricerca, la stessa Regione sposta il limite, rendendo di nuovo a norma alcuni scarichi che superavano i valori. Si tratta del valore trovato da Arpa del Pfos (acido perfluoroottansolfonico), un composto che fa parte dei Pfas e l'unico per cui, dal 2019, in Italia vi è un limite individuale (mentre per gli altri Pfas i limiti sono aggregativi tra più sostanze diverse).
Il Piemonte era stato, nel 2021, la prima regione italiana a stabilire dei limiti locali con una legge specifica che regola gli scarichi di Pfas nelle acque superficiali. Alcuni di questi valori, tra cui Pfos e Pfoa, sarebbero dovuti diminuire dopo 36 mesi, inserendo dei limiti più stringenti. Ma, con la legge di riordino dello scorso giugno, il Consiglio Regionale ha fatto ripartire il conto dal 2025. Per Pfos e Pfoa, altri 3 anni di attesa per vedere i valori limite abbassati rispettivamente di trenta e di tre volte, mentre per altri due tipi di Pfas il valore limite entrerà di nuovo in vigore tra un anno, per essere poi ridotto ulteriormente tra due e tre anni. Dal 2020 ad oggi, quindi, quattro scarichi in acque superficiali delle acque reflue urbane e uno di scarichi industriali controllati da Arpa hanno avuto un valore Pfos superiore a quello che sarebbe il limite se non fosse stato abbassato. I valori trovati negli anni per quanto riguarda l'acqua potabile, invece, non hanno mai causato preoccupazione.
Per risolvere il problema, la Regione nella stessa Legge di riordino ha istituito un osservatorio tecnico-scientifico che avrà la funzione di supportare la strategia di riduzione della presenza di Pfas in ambiente, l’adozione di buone pratiche da parte dei soggetti coinvolti, il monitoraggio e il controllo del loro rilascio. Sarà composto da personale interno della Regione insieme a personale di Arpa Piemonte, rappresentanti tecnici delle Province e della Città Metropolitana di Torino, rappresentanti di Università e Politecnico di Torino e dell'Università del Piemonte Orientale.
"Partiamo ufficialmente - ha commentato l'assessore regionale all'ambiente Matteo Marnati - con questo soggetto pubblico scientifico che dimostrerà qual è lo status attuale della nostra regione, per poi partire con la nuova strategia. A Spinetta Marengo abbiamo risolto il problema e ora bisogna invece lavorare su tutta la Regione. Questi nuovi inquinanti emergenti non devono finire in ambiente, quindi dobbiamo creare una filiera in modo tale che da una criticità diventi una opportunità. Il tema delle acque potabile è molto buono, sugli scarichi in ambiente invece bisogna lavorarci velocemente. Dovremo stabilire sia da un punto di vista scientifico, ma soprattutto a livello industriale, come creare una nuova filiera, cioè come questi Pfas possano essere sfruttati senza che siano un inquinante, quindi con interventi infrastrutturali".
"Per garantire la fruibilità dei dati ambientali prodotti - ha spiegato Secondo Barbero, direttore generale di Arpa Piemonte - l’Agenzia ha realizzato uno specifico portale per la consultazione degli inquinanti emergenti che viene aggiornato settimanalmente con i risultati via via disponibili. L’Agenzia manterrà l’elevata attenzione al controllo approfondendo le analisi sulla diffusione dei PFAS in ambiente, ove necessario incrementando le capacità analitiche per la ricerca di nuove molecole, e fornirà i contributi all’Osservatorio affinché vengano adottate le migliori soluzioni tecnologiche per il trattamento e la loro degradazione".
Spinetta Marengo negli anni passati è stato un primo esempio di com'è possibile trattare gli Pfas per ridurne la presenza. Le tecniche utilizzate sono state il trattamento a carboni attivi e resine e il trattamento a osmosi inversa. Altre tecniche utilizzabili sono la separazione della schiuma, la nano filtrazione, lo scambio ionico e l'elettroossidazione. Ognuna ha caratteristiche diverse, diversa sostenibilità economica e capacità di utilizzo in determinati contesti.