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Campidoglio / Parella | 07 settembre 2025, 12:15

Cabine telefoniche, a Torino restano i rottami (ma ci sono anche esempi positivi)

Vetri rotti, vandalismi ed erba alta. La città divisa tra impianti abbandonati e riqualificazioni

Una delle tante cabine abbandonate

Una delle tante cabine abbandonate

Un tempo presidio indispensabile per comunicare a distanza, oggi le cabine telefoniche sopravvissute nelle strade di Torino sono diventate simboli di abbandono. Nell’era di cellulari, smartphone e connessioni internet, il loro destino appare segnato: la maggior parte non viene più utilizzata, eppure restano ancora lì, spesso in condizioni di degrado.

Dal 2001 l’uso delle cabine si è ridotto del 90%, sia per numero di chiamate che per minuti di conversazione. Soppiantate dai telefonini, dovrebbero progressivamente sparire. Nonostante una delibera dell’Agcom ne abbia stabilito la rimozione, in città molte cabine (non tutte) resistono, in uno stato che racconta meglio di mille parole il loro tramonto.

Cabine tra erba alta e rifiuti

Alcune strutture sono ormai veri e propri “reperti urbani”, dimenticate in mezzo ai quartieri. È il caso della cabina di via Ponchielli, ostaggio dei rifiuti e diventata una piccola discarica a cielo aperto.  In altre zone, come corso Regina Margherita o in strada San Mauro, il problema è l’incuria e le cabine finiscono spesso sommerse dall’erba alta, soprattutto nei mesi estivi. Non mancano poi i soliti episodi di vandalismo, con impianti senza pezzi e/o pericolosi.

Via Borgaro, simbolo del degrado

Emblematica la situazione in via Borgaro, quasi angolo via Lucento: la cabina in zona Madonna di Campagna ha i vetri rotti, il portagettoni devastato e un aspetto che lascia davvero a desiderare. Non solo non svolge più la funzione per cui era stata installata, ma contribuisce a peggiorare l’immagine del quartiere.

Le trasformazioni

Molte cabine riportano ancora il messaggio “Questa cabina sarà rimossa dal giorno…”. Con date che fanno riferimento al 2023 o al 2024. Altre, invece, hanno subito una vera e propria rivoluzione. Un esempio per tutti: piazza Peyron. Qui la vecchia cabina è stata riconvertita in un'iniziativa di "bookcrossing" e divulgazione culturale, trasformandosi nella Cabina dell'Arte Diffusa. 

Dopo la sua dismissione da impianto telefonico, è stata "occupata" artisticamente e funziona come punto di scambio libri e centro di diffusione culturale, un esempio di come elementi dell'arredo urbano in disuso possano ricevere nuova vita attraverso azioni spontanee dal basso.

Philippe Versienti

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