I Psychokiller nascono nel 2013 e nel 2015 incidono il primo Ep “Higher”. Questo primo lavoro, interamente in inglese, racconta il loro punto di vista sulla quotidianità. Da pochissimo hanno pubblicato un singolo in italiano “Nella mia testa” che rivela l’essenza della poetica del gruppo: il senso di malessere e di perenne incompletezza che pervade la mente delle persone al giorno d’oggi.
Come si sono formati i Psychokiller?
Il progetto Psychokiller è nato nel 2013 dalle ceneri di una band in cui suonavano Enrico ed Alessio e dopo una prima fase di assestamento si sono aggiunti Lorenzo e Nicholas.
C’è un riferimento al brano dei Talking Heads o vi sentite realmente dei psycho killer?
Non c'è nessun riferimento alla band statunitense e, a dire il vero, non ricadono neanche nel campo delle nostre influenze musicali. Probabilmente nessuno di noi quattro ha mai sentito per intero un disco dei Talking Heads. L'unico rapporto è la lettura di un libro bellissimo di David Byrne che si chiama “Come funziona la musica”. Quando è nata la band, e abbiamo iniziato a scrivere le prime canzoni, percepivamo un senso di malessere e di perenne incompletezza. Abbiamo giocato con questa sensazione che in qualche modo ti condiziona nei comportamenti e nelle scelte quotidiane e le abbiamo dato un nome: Psychokiller (scritto attaccato come se fosse un nome proprio) ci è sembrato perfetto.
Il vostro primo Ep “Higher” cosa racconta e perchè è scritto è cantato in inglese?
Higher racconta il nostro mondo, il nostro punto di vista sulla quotidianità. È cantato in inglese semplicemente perché arrivavamo da quell’esperienza. Le canzoni che avevamo scritto nella band precedente erano in inglese e, dunque, non ci siamo posti il quesito: l'inglese ci sembrava la soluzione migliore.
Cosa ispira la scrittura dei vostri testi?
I nostri testi descrivono sensazioni e stati d’animo. A volte è capitato che forti immagini abbiano scatenato una riflessione ampia. La canzone “Nella mia testa”, ad esempio, è frutto di una serie di pensieri riguardo la nostra generazione, quella fra i 20 e 30 anni: possiamo ambire ad essere ciò che vogliamo ma in realtà non sappiamo cosa voler diventare.
“Nella mia testa”, uscita da pochissimo, è in italiano. Questo segna una svolta nella vostra storia, come mai questa scelta?
Credo che, subito dopo l'uscita di “Higher”, sia maturata in noi la voglia di provare ad esprimerci nella nostra lingua madre. È stata una decisione spontanea, ne abbiamo discusso pochissimo perché eravamo tutti d'accordo e ci abbiamo provato. All'inizio ci sembrava una grande sfida, poi abbiamo iniziato a scrivere qualche testo e più scrivevamo più ci rendevamo conto che era la scelta migliore che potessimo fare.
Il singolo anticipa un lavoro più completo? Ci date qualche indiscrezione?
Nella mia testa è il primo singolo in italiano, un test per noi. Nei prossimi mesi probabilmente pubblicheremo altri singoli, poi si vedrà. Questa è l’era della musica liquida e noi al momento non stiamo progettando un album: sentiamo che in qualche modo stiamo tornando indietro, prima dei Beatles, quando gli album non erano altro che una raccolta di singoli.
La vostra Torino musicale e non.
Torino è una parte importante di noi, non a caso spesso compare come immaginario dei nostri testi. Ci piace questa città, amiamo la sua dinamicità musicale e le persone che seguono le realtà indipendenti.
News, live in programma, appuntamenti.
Stiamo lavorando ad un secondo video. Lo stiamo facendo con i nostri amici del collettivo Ratavöloira. Di più non possiamo dire ma se seguite i nostri canali social presto avrete belle notizie.
Info su https://www.facebook.com/pg/psychokillerband/photos/?ref=page_internal