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Economia e lavoro | 09 maggio 2019, 16:26

Dipendenti del Comune sul piede di guerra: "La cura dimagrante annunciata finirà solo per uccidere il malato". Sciopero sempre più vicino

Al PalaRuffini approvato un ordine del giorno per la proclamazione dello Stato di agitazione, che potrebbe portare all'astensione dal lavoro, come richiesto dalla maggior parte dei presenti all'assemblea. Ma non mancano i malumori tra i lavoratori

Dipendenti del Comune sul piede di guerra: "La cura dimagrante annunciata finirà solo per uccidere il malato". Sciopero sempre più vicino

Anche adesso che non è più la casa del basket torinese, il Pala Ruffini continua a essere la cornice di lotte e sofferenze. Nella mattinata di oggi, sugli spalti che di solito ospitavano i tifosi gialloblù, si sono state appuntamento in assemblea sindacale centinaia di persone che quei colori li servono per mestiere: sono i dipendenti del Comune di Torino, ormai da tempo sul piede di guerra. Anagrafi, servizi educativi, impianti sportivi e molto altro ancora: le persone coinvolte sono tante. Arrabbiate. E ora vedono come tangibile la prospettiva dello sciopero, almeno all'orizzonte.

Al centro del campo, il tavolo con i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil per la funzione pubblica. "Esprimiamo profonda preoccupazione per il piano triennale che il Comune ha annunciato di voler adottare sulla riduzione del costo del personale, riducendo ulteriormente il numero di dipendenti. Il rapporto attualmente è di 1 a 98 rispetto alla popolazione, superiore alla soglia degli enti in dissesto mentre noi fortunatamente non lo siamo. Con ulteriori tagli si arriverebbe alla soglia di 1 a 117 e questo renderebbe i servizi alla cittadinanza ingestibili. E la cura dimagrante annunciata dal Comune otterrà l'unico il risultato di curare il malato uccidendolo", è il paradosso che viene proposto al microfono. "Non si può risanare il Comune sulla pelle dei lavoratori".

Sul tavolo, l'ordine del giorno per lo stato di agitazione "propedeutico per ulteriori forme di lotta", ma è "sciopero" la voce che si leva dagli spalti. "È mesi che lo chiediamo", urlano le persone. Coprendo anche la voce dei relatori al microfono che cercano di spiegare che la procedura prevede passaggi intermedi,a norma di legge. Applausi quando si concorda di esplicitare la minaccia di sciopero nell'ordine del giorno, approvato a stragrande maggioranza per alzata di mano. "I nostri servizi sono essenziali, non accettiamo di sentirci dire che non lo sono - racconta una delle dipendenti che svolge il suo compito presso un impianto sportivo - e spesso andiamo ben oltre i nostri doveri pur di assicurare il servizio alle famiglie, che magari vengono addirittura da 30 anni".

C'è chi paventa addirittura l'ipotesi di uno sciopero a oltranza. "Come fanno i gilet gialli a Parigi, finché non otterremo risposte. Per avere qualcosa bisogna essere disponibili a dare qualcosa e impegnarsi".

Ad assemblea conclusa, in pochi minuti il Palazzetto si svuota. Ma l'impressione è che il cammino sia ancora piuttosto lungo. Anche se non mancano i commenti amareggiati di chi pensa che il documento approvato sia più blando rispetto a quello che è lo stato d'animo collettivo. "È anni che dobbiamo sopportare di tutto", sibila una signora abbandonando il Palazzetto.

Intanto, ora con il documento approvato dai lavoratori i sindacati potranno procedere alla proclamazione dello Stato di agitazione, per poi attendere la convocazione da parte del prefetto nel tentativo di conciliazione. Dall'esito di quell'incontro, si capirà di più su quello che potrà accadere e sugli strumenti che potranno essere adottati, compreso appunto lo sciopero che compare nero su bianco nel testo liberato dall'assemblea. "Quel che chiediamo - ribadisce Vincenzo Mercuri, di Uil Fpl - è che il Comune agisca per modificare il piano triennale annunciato. A fronte di sole 443 assunzioni e circa 1600 uscite, come è possibile garantire un servizio adeguato alla cittadinanza? Non si può dimenticare poi che l'età media dei lavoratori è di 55-56 anni e questo implica ulteriore cautela. E poi diciamo no alle esternalizzazioni".

Massimiliano Sciullo

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