Per conoscere le diverse realtà che popolavano il mondo, l’antropologia – almeno in origine – utilizzava i racconti degli esploratori e i viaggi in terre lontane. Con l’epoca contemporanea e le migrazioni sempre più fluenti, però, le risposte non bisogna più cercarle in terre lontane, ma dietro l’angolo della propria casa.
Non è una novità dei giorni nostri affascinarsi per le differenze e le bellezze presenti nel pianeta. In questi ultimi anni, però, sta crescendo in maniera esponenziale il turismo responsabile, e con questo il desiderio di un contatto diretto con le persone che vivono i territori. Non ci basta più soltanto visitare città e osservare i paesaggi mozzafiato dell’Africa o dell’Asia, vogliamo conoscere chi quel mondo popola e vive. Ma se tutto questo è vero, e a essere ricercati sono principalmente i popoli, perché allora non c'è altrettanto interesse nell'approcciarsi al nostro vicino di casa peruviano, rumeno, kenyota?
Da questo interrogativo nel 2009 a Torino nasce l’idea di Migrantour, in collaborazione con l’agenzia Viaggi Solidali. Lo scopo di questo programma è di mostrare, sotto un’ottica differente e stimolante, i quartieri della nostra città, creando un dialogo con gli stranieri che vi risiedono.
Il progetto parte con la scoperta di Porta Palazzo. La scelta è venuta spontanea vista la particolarità di questo quartiere che unisce i cibi e storie di ogni provenienza culturale e che da sempre è stato un luogo di incontro per tutti. Inoltre, si tratta di un luogo che affascina, ma che è ancora carico di pregiudizi da smantellare. Successivamente prendono avvio anche i tour in San Salvario, importante per il dialogo interreligioso, il quartiere latino-americano di San Paolo, Mirafiori e i ricordi di una migrazione interna nelle fabbriche della Fiat, e, infine, Barriera di Milano, una periferia da rivalutare e riqualificare.
Ogni anno 2.000 partecipanti si addentrano in queste realtà quotidiane fino ad allora passate inosservate e spesso sotto l’occhio di un preconcetto. D'altronde, quello che non conosciamo ci fa paura. Migrantour lavora soprattutto con le scuole medie e superiori. È l’età vulnerabile nella quale le opinioni errate sulle migrazioni si iniziano a formare e solo l’esperienza e la giusta informazione possono modificare il giudizio a riguardo.
Si nota come le percezioni sulle migrazioni siano distorte: i cittadini stranieri residenti a Torino sono infatti il 9,8%, ma alla domanda “Quanti immigrati ci sono in città?”, gran parte dei torinesi indica cifre vicine al 60-70%. Gli accompagnatori interculturali non svolgono, quindi, soltanto un ruolo turistico, ma assumono una posizione educatrice, strutturando la visita con delle tappe fondamentali nelle quali si riflette insieme sul significato delle migrazioni e l’importanza che esse hanno per la società sia a livello culturale che a livello economico. Lavorare con gli adolescenti è interessante poiché non sono loro a scegliere consapevolmente di partecipare, ma sono gli insegnanti che offrono l’iniziativa, trasformando questa occasione in una lezione a cielo aperto. Infatti, al termine del giro i feedback risultano essere positivi perché, nonostante non sia possibile cambiare radicalmente un pensiero comune insito in una persona, la riflessione sulle proprie convinzioni entra in atto.
Il Migrantour è un progetto che vuole in primo luogo creare una forma di accoglienza differente, favorendo l’informazione cosciente su una realtà oggettiva che ci circonda. Di fatto, esso nasce da persone di diversa provenienza culturale e si sviluppa sotto l’ottica della condivisione di storie personali, manifestandosi ai partecipanti tramite il giusto approccio interdisciplinare tra il turismo, l’antropologia, la sociologia e, soprattutto, la storia accurata dei quartieri visitati.