Tja, al secolo Mattia D’Eredità, si avvicina alla musica da piccolo suonando prima la batteria, per poi appassionarsi alla chitarra e in seguito al pianoforte.
La sua sete musicale viene in parte saziata durante i numerosi viaggi fatti in età più matura: alle sonorità Pop e Rock si aggiungono quelle indie e tribali provenienti dall’Ausralia e dall’Ecuador, insieme alla sperimentazione di strumenti sempre nuovi come il didgeridoo e l’ukulele. Una volta tornato in Italia, Tja non abbandona la lingua inglese per i suoi testi pubblica infatti la canzone “My father’s guitar”, nel marzo 2018. Proprio con questo singolo il cantante si presenta al grande pubblico, suonando nelle situazioni più diverse: dalle radio regionali a locali come il “Jazz Club”, dal Teatro Espace di Torino all’ Ingria Woodstock Festival.
Ti sei avvicinato alla musica da piccolo, qual è il tuo primo ricordo in musica?
Il mio primo ricordo musicale è sicuramente legato a mio padre, quando si metteva a suonare la chitarra. Come prima immagine mi viene subito in mente lui che davanti al camino cantava a me e mia sorella piccoli “Il gorilla” di De André, è stato lui a trasmettermi questa passione.
Perchè Mattia D’Eredità diventa Tja?
Per necessità di concretizzare delle idee e degli ideali che quel determinato periodo mi stava facendo affrontare, per fare ordine nel mio lato artistico e darmi la possibilità di avere dei metodi di confronto e quindi crescere in maniera sana. Un altro motivo è che la musica è una delle cose più belle e divertenti sulla Terra e voglio che diventi parte effettiva di tutte le mie giornate.
Se la domanda è invece riferita alla scelta del mio nome d’arte, mi piaceva l’idea di un nome corto e che suonasse internazionale o non identificabile in un posto definito.
Hai studiato e suoni diversi strumenti, esiste un approccio differente per ogni strumento e quanto è importante lo studio?
Sì, esiste un approccio diverso tra uno strumento e un altro, ciascuno ha un “ruolo” in una canzone e secondo me l’approccio varia secondo di quale sarà il ruolo che stai occupando nell’insieme musicale. È un po’ come recitare e cambiare personaggio facendo parte però della stessa opera. Lo studio fa la differenza, ti fa crescere, ti fa avere idee nuove e migliori, ti fa raffinare ancor di più il messaggio che vuoi mandare. È davvero molto importante e non è mai abbastanza, si può fare sempre meglio. Molte volte mi sento un po’ pigro mentre in altri periodi molto attivo nello studio, al momento sono focalizzato specialmente sullo studio del canto.
Come hanno influito le tue esperienze in giro per il mondo nella tua musica?
Le mie esperienze hanno influito molto sul mio modo di vivere la musica, a livello espressivo e a livello spirituale. Non so se avrei iniziato questo progetto con questa convinzione se non avessi viaggiato. È stato lì che ho deciso di tornare in Italia e appunto fare ordine alle mie idee. I viaggi mi hanno dato una prospettiva su quella che è la vita dell’uomo a livello globale e mi hanno aiutato a capire chi sono, quali sono le mie qualità e quindi qual è la mia missione.
Come nasce un tuo pezzo?
Quasi tutti i miei brani nascono dalla sperimentazione e dal gioco, dall’ascolto di una sensazione che cerco di tradurre in suono e meno provo a guidare le idee più loro prendono la forma di quella sensazione che sto cercando di trasmettere. Cantando melodie su una serie di note che mi piacciono e lasciandomi trascinare il più possibile. Alcune volte invece parto da parole che mi vengono in mente magari per il loro significato o per la loro musicalità e da li sviluppo una situazione sonora.
Stai lavorando a nuovi brani?
Sì, certamente, spero di non smettere mai di lavorare su nuove canzoni. Ho molte idee, alcune che già hanno una forma e sono prossime all’uscita, altre che invece smetto e riprendo a lavorarci sopra a periodi alterni, ma anche questo mi piace. È interessante vedere come la mia musica cambia con il tempo, secondo quel che succede, di quel che faccio e secondo chi mi da ispirazione.
La tua Torino musicale e non.
Beh, Torino mi piace. Qui ci sono praticamente cresciuto, ringrazio di essere capitato in questa città: la trovo un bellissimo compromesso sotto molti punti di vista, a partire dalla posizione geografica vicino alle montagne, al movimento artistico che offre, alla grande storia e alla bellezza estetica. Anche l’ aspetto esoterico mi incuriosisce molto e vorrei saperne di più.
Però io sono un ragazzo di campagna e dopo un po’ ho bisogno di andare in un bosco. Mi piace l’idea di venire in città e trovare movimento artistico e culturale, dove potermi esibire, assistere a concerti di altri artisti, lavorare alle produzioni e incontrare persone nuove, ma trovo il mio centro in ambienti non cittadini, dove la natura prende gran parte del paesaggio. È qui che mi sento calmo e rilassato e riesco ad ascoltare bene i miei pensieri, patisco un po’ il caos e lo stress cittadino.
News, live in programma, appuntamenti.
Al momento mi trovo in un periodo di passaggio tra situazioni che hanno finito il loro ciclo e altre che lo stanno iniziando. Ci sono stati dei cambiamenti anche a livello di produzione, sono entrato in contatto con persone che mi hanno fatto una proposta di produzione, con cui probabilmente inizierò a lavorare. Più avanti potrò dare maggiori informazioni a riguardo ma al momento è ancora presto. Conto di riuscire, nei mesi a venire, a realizzare un EP, progetto che da un po’ di tempo sto cercando di terminare e sembra che le cose stiano andando verso una buona direzione, sono molto curioso di cosa porterà il futuro.
C’è un appuntamento live in arrivo e tra qualche giorno uscirà la data, è qui a Torino quindi vi invito a seguirmi sui social per scoprire quando sarà.