Dalla riforma in poi, non è più stata la stessa Camera di Commercio. Un ente che nel giro di pochi anni ha visto un taglio brusco delle risorse (-50% del diritto camerale) insieme a un cambiamento delle funzioni da esercitare.
Oggi, a tre anni dall'inizio di questo cambio in corsa, sotto la Mole si tirano le prime somme. "Si pensava all'inizio che le Camere di commercio dovessero addirittura chiudere - dice Vincenzo Ilotte, presidente della Camera torinese - ma si è poi visto che i servizi che diamo sono essenziali e siamo ancora qui. Ma raggruppando le Camere (da 105 a 60, ndr) e con minori entrate".
Accanto al registro delle entrate e alla cura del business delle aziende, però, si sono aggiunti tre temi: alternanza scuola-lavoro, digitalizzazione e turismo. "Abbiamo dovuto riorganizzare tutta la macchina". A pagarne gli effetti innanzitutto sono stati i dipendenti, scesi del 20% da 354 a 288 (a fine 2018). Ma anche gli uffici e le funzioni sono state modificate ("grazie al sacrificio e alla disponibilità di tutti", aggiunge Ilotte). E anche i costi in generale hanno subito una sforbiciata: 7 milioni di spese in meno, ovvero il 36% dal 2014 al 2017.
"Abbiamo fatto le nozze con i fichi secchi, chiedendo sacrifici economici ai nostri dipendenti. E poi abbiamo dovuto lavorare anche sulla formazione interna, con formule innovative". La mannaia si è poi abbattuta sulle 7 sedi decentrate dismesse, ma anche pubblicità, rappresentanza, spese di vigilanza o postali e così via, compreso riscaldamento e aria condizionata. "Siamo stati dei pionieri rispetto ad altre realtà simili alla nostra. E se alcune scelte sono state indolori, per altre cose abbiamo ricevuto molte lettere di protesta, per esempio la chiusura dello sportello di Rivoli. Però siamo un ente sempre più digitalizzato e la direzione è quella".
Altri numeri, tuttavia, raccontano un'attività che non si è fermata: nel 2017 con 23.186 visite e certificati se ne sono fatti uno ogni quattro minuti. È stata data assistenza a 500 neo imprenditori, ma sono state aiutate anche 2000 aziende per l'internazionalizzazione (anche se non è più possibile accompagnarle oltre confine). Prosegue poi l'impegno sul turismo (3714 le camere esaminate per il comparto alberghiero) e sull'alternanza scuola-lavoro, con 400mila euro stanziati per sostenere la presenza di giovani presso le aziende. Lo stesso impegno ricade anche sulla digitalizzazione, tra voucher e consulenza.
Una sfida che tra un anno dovrà trovare un nuovo interprete: si eleggerà infatti un nuovo vertice, ma non si esclude che possa essere lo stesso Ilotte a mantenere il timone. Intanto, tra le ipotesi ci sono anche - sempre in tema di digitalizzazione - quelle di un ricorso al sostegno delle imprese tramite emissione di criptovalute o monete alternative, in collaborazione con il Comitato Torino Finanza. Un mondo in grande espansione che sembra trovare interessi crescenti proprio nelle giovani start up (e non solo).