Dopo il grande successo di Carmagnola, in occasione di Peperò, ieri sera il bis a Nichelino, durante la festa di San Matteo. "Il Toro delle meraviglie", il bel libro di Giancarlo Morino dedicato al Torino che fu grande protagonista nella seconda metà degli anni Venti, continua a raccogliere consensi.
Alla serata, organizzata in collaborazione con Torinoggi.it, media partner di San Matteo 2018, ha preso parte anche don Riccardo Robella, il cappellano granata, nonchè parroco di Nichelino, che ha sfoggiato una conoscenza della storia del Toro da fare invidia ai gionalisti più preparati e ai grandi esperti. Al tavolo, assieme a lui, anche l'assessore allo sport Diego Sarno, mentre a sollecitare i ricordi dell'autore ha pensato Alberto Guerci, assessorre alla Cultura del comune di Viù. E alla fine, per la foto di rito, si sono visti, uno accanto all'altro, anche il sindaco Giampiero Tolardo e don Riccardo, a sancire la pace, dopo le polemiche dei giorni scorsi.
Tornando al libro di Morino, uscito a 90 anni dalla conquista del primo scudetto da parte del Toro, consente di far conoscere un'epoca incredibile per tutto il popolo granata. Nell’opera viene raccontato un periodo in cui è costruito lo stadio di corso Filadelfia e arrivano in granata fior di campioni, come il Trio delle Meraviglie Baloncieri-Libonatti-Rossetti e altri ancora. Con il Torino che diventa esempio di organizzazione societaria e di spettacolo calcistico, al punto da far scrivere al giornalista Ettore Berra: «Questo, o signori, non è più calcio ma arte».
Il periodo, infine, del triennio con due scudetti vinti (uno misteriosamente revocato per il cosiddetto ‘affare Allemandi’) e un beffardo secondo posto, mentre al Fila sia gli allenamenti che le partite davano la sicurezza di spettacoli entusiasmanti. Perché quello era davvero un Toro delle meraviglie.