Un giovane su quattro, in Italia, tra i 18 e i 24 anni non ha un lavoro, ma nemmeno studia né cerca un impiego. È la jungla dei cosiddetti Neet, e alimentano il paradosso che - all'estremo opposto - vede la necessità da parte delle aziende della manifattura di 272mila addetti entro il 2021. Due linee che faticheranno a incrociarsi, a tutto danno sia delle imprese che dei ragazzi, a caccia di sbocchi istituzionali.
Ma il problema, spesso, non sta nella destinazione, quanto piuttosto nel percorso. E si scopre che la scuola non è in grado di fornire al mondo delle imprese (e dunque del lavoro) le figure professionali che cercano. È la scena che è stata tratteggiata in occasione del convegno "Formazione e società. La sfida del cambiamento", organizzata presso il grattacielo di Intesa Sanpaolo da Confindustria Piemonte.
E proprio di cambiamento parla Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria della nostra regione. "Le aziende e il mercato del lavoro sono sottoposte a cambiamenti velocissimi, in questi anni. E spesso, invece, i percorsi scolastici sono fermi, sempre uguali a se stessi. E questo ci porta a non trovare profili adatti alle imprese rispetto alle professionalità che formano scuole e università. Bisogna insistere su questo aspetto e puntare anche sull'orientamento, così come sulla presenza degli ITS (la specializzazione tecnica post diploma, ndr). E spero che il governo ponga rimedio alla tentazione di ridimensionare le risorse per l'alternanza scuola lavoro, come sembra nel testo della Legge di Stabilità".
Una soluzione, in questo senso, sembra arrivare proprio dal mondo della formazione torinese. In particolare dal Politecnico di Torino. Come spiega il rettore Guido Saracco: "Esiste un mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto per quanto riguarda le PMI. Ecco perché, come Politecnico, dal 2019/2020 partiremo con un primo corso dedicato al manifatturiero che, insieme al mondo degli ITS, potrà dare forma a quello che definisco un ingegnere pratico. In sostanza, con un biennio da ITS più un ulteriore anno si arriverà a una qualifica col timbro del Politecnico che creerà figure professionali con basi solide, ma anche abituati ad applicazioni pragmatiche delle proprie conoscenze. Che è la vera necessità delle PMI".
"Cominceremo - aggiunge Saracco - con un percorso sulla manifattura, che potrà trovare sinergie con gli ITS della meccatronica, della meccanica o del tessile. Ma prossimamente vogliamo ampliare il ventaglio, a cominciare dal digitale".
Chi uscirà da quel triennio non potrà poi aggiungere altri due anni per diventare ingegnere "vecchio ordinamento", ma "sarà già una figura professionale spendibile nel mondo del lavoro - conclude Saracco - e già in Svizzera e Germania sono percorsi e meccanismi già avviati e con ottimi risultati". E a confermare il fatto che il Poli si apre sempre di più al mondo delle imprese c'è la conferma, arrivata proprio da Saracco, che all'apertura dell'anno accademico di sarà Vincenzo Boccia, presidente nazionale degli industriali.