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Calcio | 16 gennaio 2019, 09:02

Max Alfano (Collegno Paradiso): "Frasi razziste? La prossima volta prenderò il pallone e..."

Parola al 20enne: "Sono italiano, ma mia mamma è del Camerun e mi sento anche africano con orgoglio"

Alfano e a destra Boateng, che diede un segnale forte per la lotta al razzismo nel calcio

Alfano e a destra Boateng, che diede un segnale forte per la lotta al razzismo nel calcio

In questi giorni molto si è parlato del caos in Collegno Paradiso-Bussoleno Chianocco di Prima Categoria, match sospeso per rissa al 92' con un contorno di provocazioni, reazioni, invasioni di campo, presunti tentativi di venire alle mani, presunti tentativi di difendere i giocatori ed una marea di dichiarazioni rilasciate dagli addetti ai lavori, tramite stampa e pagine Facebook ufficiali. Abbiamo sviscerato in tutte le forme possibili la vicenda dando la parola a vari componenti delle due società.

Oggi non vogliamo più riparlare di quello che è successo - o non successo: i club hanno già espresso pareri nettamente discordanti in merito alle provocazioni in campo e ad alcune presunte frasi razziste e siamo venuti a sapere che ci sono stati anche dei contatti tra Collegno Paradiso e Bussoleno Chianocco per trovare una quadra sulla vicenda ed andare avanti, prima delle decisioni del Giudice sportivo che potrebbero essere penalizzanti per entrambe.

Oggi vogliamo dare la parola a Max Alfano, 20enne italiano di origini africane (sua mamma è del Camerun), per conoscere la sua storia e capire in generale il suo pensiero in modo da invitare alla riflessioni gli addetti ai lavori.

Alfano: "Sono nato in Italia, sono perfettamente integrato in questa società e cultura, tanto da praticare sport con grande entusiasmo al Collegno Paradiso, ma sono fiero di essere anche africano e camerunense e mi sento tale. Nel mondo del calcio dilettantistico, anche se siamo arrivati al 2019, la discriminazione sul colore della pelle fa ancora parte delle provocazioni del campo di gioco. Mi è successo tante volte. Quando non si arriva con la tecnica, la capacità di difendere o di utilizzare il semplice agonismo, si iniziano a sentire queste frasi che possono scatenare mille reazioni...". Alfano ribadisce di non aver mai sentito direttamente, e di persona, insulti da parte del Bussoleno Chianocco in questo senso, ma ripetiamo, andiamo oltre. Ad Alfano è successo in tanti altri match, anche in passato.

E tu come reagisci? "La mia prima reazione, visto che non sono affatto un rissoso, è quella dell'indifferenza. E' quella che fa più male. Il passo successivo è un sorrisetto o qualche gesto ironico. Tutto dipende dal contesto. In campo non sei da solo, giochi in una squadra, per una squadra e contro un'altra squadra. C'è il pubblico fuori, qualcuno potrebbe travisare un comportamento, qualcun'altro potrebbe vedere solo la parte finale di una situazione durata diversi minuti. Una brutta reazione può costare cara e destabilizzare tutto l'ambiente, anche se sei stato a lungo provocato. E' chiaro che, sono onesto, quando insultano il colore della tua pelle, tua mamma o la tua famiglia, le origini a cui sei legato e i valori in cui credi, a volte viene il pensiero di risolvere la questione con reazioni scomposte e istintive. Ti viene anche da parlare e agire in un altro modo. Ecco dove vuole arrivare la provocazione. Lo so che è sbagliatissimo e per me resta infatti un pensiero spesso soffocato. Non ho mai alzato le mani a nessuno e domenica ho sbagliato. Sono stato provocato in altri modi, se n'è già parlato troppo. Qualcuno crede che siano solo falli di gioco, io la penso diversamente ma non voglio più parlarne. Ero stufo e nervoso, alla fine ho esultato in faccia agli avversari facendomi espellere".

Dovessi risentire una frase razzista come ti comporteresti? "Serve un segnale forte per dire a tutti di smetterla. L'arbitro può estrarre il cartellino rosso, certo, ma non penso che basti. Forse farei come Boateng, che lasciò il campo scaraventando in tribuna il pallone in un'amichevole Pro Patria-Milan a seguito di cori razzisti. Oppure prenderei il pallone fermando completamente il gioco. A volte penso di non avere più pazienza per questo tipo di cose, in altre circostanze penso che l'indifferenza sia in grado da sola di rispondere ad alcune persone. E poi mi convinco che non basta. Oggi intanto vorrei lanciare un messaggio, perchè spero di non dover mai più sentire un insulto del genere. A quelli che sono ancora così arretrati voglio dire..."pensate alla vostra cultura, alle vostre origini, alle vostre più care radici e che queste siano calpestate. Come vi sentireste?".

La speranza è queste parole di un ragazzo di 20 anni, che si sente italiano e camerunense al tempo stesso, facciano bene al movimento calcistico, anche alle nostre latitudini.

Michele Rizzitano

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