Nell'aria ancora la grande festa e le celebrazioni per i 100 anni di Valentino Mazzola (cui il presidente Cairo spera che il Comune dedichi una via, magari vicino allo stadio Filadelfia), la prospettiva di uno stadio tutto esaurito, la voglia di portare a casa lo scalpo di una big per rilanciarsi in campionato. Per il Toro la gara di stasera contro l'Inter ha mille ragioni per essere giocata alla grande.
La prima è quella di un rilancio, dopo i ko contro Fiorentina (Coppa Italia) e Roma, per non veder allontanarsi il treno per l'Europa: "Bisogna incrementare le vittorie, su questo non ci piove", ha detto senza giri di parole Walter Mazzarri. Il suo Toro spesso gioca anche bene, ma vince molto poco, l'ultima volta un mese fa, il 26 dicembre contro l'Empoli. Certo non è l'Inter l'avversario migliore per provare ad invertire la tendenza: "Si tratta di una formazione top, che non a caso è terza in classifica", ha detto l'allenatore granata, che ha subito smorzato la polemica sul fatto che lui e Spalletti si amino poco, nonostante siano entrambi toscani: "Mangiavamo assieme durante il corso allenatori di terza categoria: entrambi siamo arrivati in alto partendo dal basso, ne siamo orgogliosi e per questo ci stimiamo".
Che sia quel che sia (anche se l'anno scorso quella vigorosa stretta di mano, dopo la vittoria granata firmata da Ljajic faceva pensare ad altro), ora il Toro non può più guardarsi indietro. Ha bisogno dei tre punti, ma non lo farà certo andando alla carica con le tre punte: "Iago non può essere sempre al mille e forse stanno meglio gli altri due attaccanti adesso", ha detto Mazzarri. Facile pensare che stavolta lo spagnolo partirà dalla panchina, con Zaza partner di Belotti davanti anche per aggiungere chili e centimetri nell'area nerazzurra. Per il resto, tra i convocati si rivede Baselli (che però sembra destinato alla panchina), con Lukic favorito per rimpiazzare lo squalificato Meité, anche se Ansaldi centrale resta una possibilità, come si è già visto con buoni risultati a Roma.
Il grande pubblico atteso all'Olimpico potrebbe essere l'arma in più: "Può darci la spinta che ci serve per andare", si augura Mazzarri. "Mi piacerebbe ripetere il secondo tempo di San Siro, quando dopo aver rimontato due reti il Toro sfiorò il successo. In ogni caso questa partita può determinare una svolta, se la si vince". La chiave per riuscirci: "Voglio un a squadra con la corrente allacciata per 95 minuti". Troppe volte, infatti, delle pause sono costate punti pesanti, specie per quella indiosincrasia da primi tempi che ha contraddistinto in negativo le partenze in questo campionato.
L'ultimo esempio otto giorni fa a Roma, come era successo con l'Inter all'andata. Quando si va sotto 2-0 contro certe avversarie, la rimonta diventa difficile come la scalata dell'Everest: meglio seguire altre strade per risalire in alta quota.