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Economia e lavoro | 26 aprile 2019, 11:03

La crisi torna a mordere e la cassa integrazione a crescere: nel primo trimestre 2019 + 7,5 in Piemonte

I dati forniti dalla Uil segnalano un incremento più alto rispetto al +6,1 registrato a livello nazionale. Torino seconda provincia più cassaintegrata d’Italia, dopo Roma e prima di Taranto

La crisi torna a mordere e la cassa integrazione a crescere: nel primo trimestre 2019 + 7,5 in Piemonte

In Piemonte, nel primo trimestre dell’anno, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, sono state richieste 8.950.741 ore di cassa integrazione, in crescita del 7,5% rispetto all’analogo periodo del 2018 (-3% ordinaria, +16,7% straordinaria, -99% deroga).

A livello nazionale sono state autorizzate 65.936.269 ore, con un incremento del 6,1%. Nei primi tre mesi dell’anno, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 17.550, in diminuzione di 1.221 unità rispetto al periodo gennaio-marzo 2018. Il Piemonte è al 3° posto per richiesta di ore di cassa integrazione, preceduto da Lazio e Lombardia.

DATI PROVINCIALI

Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Biella +91,5%, Torino +63,9%, Alessandria -5,5%, Novara -8,6%, Cuneo -71,3%, Verbania -83,3%, Vercelli -84,6%, Asti -86,7%. Torino, con 6.926.752 ore, è la seconda provincia più cassaintegrata d’Italia, dopo Roma e prima di Taranto.

SETTORI PRODUTTIVI

Nella nostra regione, la variazione percentuale delle ore di cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra il primo trimestre del 2019 e del 2018, è stata la seguente: Industria +21,3%, Edilizia -30,7%, Commercio -71,5%, per un totale di +7,5%.

Questo il commento da parte del Segretario generale della Uil Piemonte Gianni Cortese: “La comparazione dei dati relativi al 1° trimestre del 2019 e del 2018 presenta una situazione simile allo stato dell’economia nazionale: scarso dinamismo e prevalenza di stagnazione. Non si rilevano effetti concreti dell’azione svolta dal Governo per favorire politiche di sviluppo e la stessa previsione di crescita dello 0,2% di PIL, contenuta nel DEF, influisce negativamente sull’andamento del sistema produttivo e, conseguentemente, dell’occupazione. Preoccupano i dati relativi alle domande di Naspi, che continuano ad aumentare, significando, verosimilmente, l’espulsione dal mercato del lavoro di un numero crescente di lavoratrici e lavoratori".

"Ribadiamo la necessità di aumentare gli investimenti pubblici e di procedere ad una seria riforma fiscale, in grado di realizzare una maggiore equità nella suddivisione dei carichi che gravano, di gran lunga, sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati".

Massimo De Marzi

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