Formazione e scuola: ecco dove si gioca il futuro delle imprese, torinesi e non solo. L'appello arriva dall'Unione industriale di Torino, che ospita gli Stati Generali dell'educational e soprattutto i vertici nazionali del mondo business, che chiedono al governo di fare di più.
"Bisogna riattivare il cosiddetto ascensore sociale attraverso il merito alla formazione - ha detto Vincenzo Boccia, presidente nazionale di Confindustria -. Si attiva un percorso che riguarda la società italiana. Occorre costruire un grande legame tra università, scuola e mondo del lavoro e quindi imprese. Questo raccordo che si fa qui a Torino oggi diventa determinante per continuare quei passi che stiamo realizzando, che vedono una contaminazione tra mondo della scuola e università e impresa per dare priorità a un grande progetto che riguarda l’Italia, che è chiaramente il lavoro".
Il problema, anche qui, sono gli investimenti. "Si investe, ma non è mai abbastanza in un Paese dove non si ragiona più solo su capitale e lavoro, ma anche su conoscenza e formazione. Per questo servono innovazione e competenze".
Un concetto sviluppato anche da Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria: "L'education deve tornare al centro dell'agenda del Paese. Il tema è in secondo piano da troppo tempo, ma è qui che ci giochiamo il futuro. Il nostro obiettivo non è condividere ricette o soluzioni, ma farci le giuste domande per inaugurare un percorso che porti a risultati concreti. In Italia solo Il 3,4% del nostro PIL è dedicato all’istruzione. Per questo vogliamo lanciare una sfida al Paese per un obiettivo concreto: proviamo ad aumentare dell'1% le risorse da destinare all'istruzione entro i prossimi 5 anni, in modo progressivo".
"Dobbiamo colmare il gap per essere pronti perché la quarta rivoluzione industriale sta trasformando il mondo e dobbiamo prepararci con le conoscenze e le competenze. Siamo ancora indietro: il 3,2% dei giovani italiani tra i 16 e 29 anni ha zero capacità digitali di base, percentuale doppia rispetto ai paesi avanzati. E il 75%. dei docenti ha urgente bisogno di formazione in materia ICT".
Lo stesso concetto sui cui concorda anche il numero uno dell'Unione Industriale di Torino."Questo tema non si può dire sia esattamente al centro del dibattito politico - commenta Dario Gallina - mentre si parla tanto di sicurezza, o del modo di ottenere un reddito senza lavorare. Serve invece un rinascimento dell'education per permettere di formare professionalità adatte ai nuovi processi produttivi e dunque pronte a trovare lavoro e alle aziende di ottenere risposte alle loro necessità occupazionali".
Un'idea? "Gli ITS formano persone che trovano subito lavoro: ecco dove dobbiamo investire. Abbiamo già la risposta nelle lauree professionalizzanti e il percorso che unisce due anni di ITS e uno di Ingegneria del Politecnico è una prima risposta, anche se solo per 50 persone, in Ingegneria della manifattura".
Proprio quegli ITS che, raccontano i numeri, producono in tutta Italia 2600 diplomati all'anno. Non abbastanza. Ne servono almeno 20mila, garantiscono da Confindustria.
E sul tema della formazione "Anche il progetto di ampliamento del Politecnico va nella direzione giusta. Anche se il rischio è di essere già in ritardo di dieci anni rispetto a chi lo sta già facendo: in India, Cina e Stati Uniti hanno già investito pesantemente su questi temi. Serve davvero un rinascimento per questo motivo, unendo anche competenze umanistiche e abbandonando mestieri per cui magari ci sono ancora corsi, ma che non sono più così necessari". Un altro strumento è quello già in atto, nei contatti tra studenti e aziende.
"Il progetto di Alternanza scuola lavoro ha dato buoni risultati - prosegue - anche se c'è molto da fare per verificarne l'efficacia e questi progetti devono essere seguiti".