L'annuncio di una fusione ormai imminente tra FCA e il gruppo PSA (che al suo interno ha marchi come Peugeot, Citroen e Opel) ha scatenato reazioni e commenti a tutti i livelli. E a livello sindacale le sensibilità si mostrano diverse tra loro, tra ottimismo e perplessità.
“Una buona notizia. Unire le forze di FCA e PSA per diventare il quarto produttore mondiale di auto è la prosecuzione naturale di quello che da anni si sta realizzando in Sevel con la produzione dei veicoli commerciali leggeri e la suddivisione al 50% del comando dimostra la volontà dei due azionisti di non prevaricare nell’alleanza, ma di unire davvero le forze facendo sinergia. Senza un’alleanza, la strada di FCA avrebbe avuto molte incognite”, commenta Claudio Chiarle, segretario di Fim Cisl Torino e provincia. E aggiunge: “Il numero di vendite nella sola Europa dei modelli FCA e PSA dimostra la capacità, anche nelle sovrapposizioni di dominare il mercato in alcuni segmenti dove con piattaforme comuni si avrà riduzione costi e maggiore competitività sui mercati. La conferma dichiarata di nessuna chiusura di siti produttivi e il posizionamento degli stabilimenti torinesi nell’alta gamma con Maserati (e la sua elettrificazione) e nell’elettrico di lusso con la 500E ci da la prospettiva affinché, a Torino, si riprenda l’attività lavorativa a pieno ritmo”.
“Oltretutto - conclude Chiarle - proprio il marchio Maserati non ha un concorrente o una sovrapposizione in PSA e quindi non può che beneficiare appieno dell’alleanza, si tratta ora di dare ancora più velocità alla realizzazione e messa in opera dei modelli Maserati a Mirafiori e in AGAP, perché come anche dichiarato nella semestrale a luglio 2019 da FCA, il rilancio del brand Maserati, con i suoi alti livelli di redditività, è utile e necessario per garantire guadagni nel momento in cui FCA investe negli stabilimenti italiani e in nuovi modelli”.
Decisamente più cauta, invece, la posizione di Edi Lazzi, segretario di Fiom Cgil Torino: "La necessità di un'alleanza era un dato di fatto per FCA perchè da sola avrebbe fatto fatica a mantenere le posizioni in un mercato internazionale competitivo. Al momento le uniche due cose davvero sicure sono il dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro che intascheranno gli azionisti e il fatto che la Fiat ha vissuto ieri il suo ultimo giorno perché è chiaro che il pacchetto di controllo è in mano alla sponda francese". "Ora vedremo - aggiunge - cosa accadrà a livello produttivo, al di là delle dichiarazioni ufficiali circa il fatto che nessuno stabilimento verrà chiuso. Viene da dire, con una battuta, che in Italia, e a Torino in particolar modo, gli stabilimenti bisogna riaprirli visto che sono chiusi per la maggior parte del tempo e una capacità produttiva di 1,5 milioni di autovetture è oggi utilizzata al 50%".
Il neo segretario provinciale di Uilm, Luigi Paone, vede invece la prospettiva della fusione come “un’opportunità, a patto che mantenga gli attuali livelli occupazionali”. “È importante – aggiunge - per un gruppo come Fca consolidarsi a livello globale per competere ad armi pari con i principali player del settore. Allo stesso tempo la fusione potrebbe avere benefici sul piano dell’elettrificazione della gamma”. “È positivo – conclude il segretario Uilm - che si dichiari espressamente che non ci saranno chiusure di stabilimenti, ma naturalmente come sindacato presteremo la massima attenzione alle potenziali ricadute occupazionali”.