Una procedura semplificata (rispetto a quella prevista nel Codice della crisi) di composizione assistita delle crisi, uno strumento agile e rapido che consentirà alle PMI italiane di ristrutturarsi ed evitare il fallimento, mediante la negoziazione di accordi con il ceto creditorio e i vari stakeholders, salvaguardando così il valore produttivo, sociale ed erariale dell’azienda e tutelando i livelli occupazionali nel drammatico scenario di crisi globale causato dalla pandemia di COVID-19: questo il contenuto della proposta legislativa elaborata dal Centro Crisi (Centro di Ricerca interdipartimentale su Impresa, Sovraindebitamento e Insolvenza dell’Università di Torino), in collaborazione e con l’adesione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Torino, l’Ordine degli Avvocati di Torino e la Fondazione “Piero Piccatti e Aldo Milanese”.
Il testo è stato inoltrato al Governo nell’auspicio che la proposta possa essere inserita nella conversione del Decreto Liquidità dello scorso 11 aprile. “Le ripercussioni economiche e finanziarie provocate dall’epidemia di Covid-19 non verranno meno a breve termine, ma si protrarranno per un periodo temporale piuttosto ampio – spiega Maurizio Irrera, Ordinario di Diritto commerciale dell’Università di Torino, e Presidente del Centro CRISI – La prolungata limitazione e, in molti casi, la totale sospensione delle attività produttive, determinate dall’emergenza sanitaria, stanno producendo effetti pesantissimi, e in alcuni casi devastanti, su tutte le PMI, che rappresentano comunque oltre il 95% del tessuto economico italiano. Con l’eccezione di alcuni comparti strategici esentati dalle misure restrittive, la generalità delle subirà gli effetti di un incremento sensibile dei costi (conseguenti all’adozione delle misure igienicosanitarie), che andrà a sommarsi ad un calo significativo del fatturato (a causa delle limitazioni dell’attività, dell’annullamento di ordini, etc.): il che comporterà la necessità per le imprese di assorbire perdite rilevantissime che saranno solo in minima parte mitigate dal ricorso agli ammortizzatori sociali ed alle provvidenze previste dalla legislazione di emergenza”.
“Nell’attesa che a settembre del 2021 entri in vigore il Codice della Crisi (decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14), abbiamo elaborato una procedura semplificata, che non prevede l’intervento del Tribunale (se non in via di opposizione da parte dei creditori), a cui le PMI potrebbero accedere - aggiunge Irrera –. Infatti, con questo strumento verrebbe consentito alle PMI di negoziare in modo rapido ed efficace accordi con tutti o con alcuni dei creditori, al fine di riorganizzarsi e continuare a operare dopo il superamento della crisi, salvaguardando così i livelli occupazionali e il valore dell’azienda. Peraltro, le attuali procedure di concordato, già difficilmente percorribili per le complessità, gli ostacoli procedurali e il costo elevato che comportano - risultano ancor più inidonee a gestire l’eccezionale situazione in atto, soprattutto per le PMI. Le già limitate forze di cui dispongono le Sezioni fallimentari dei nostri Tribunali saranno insufficienti a gestire il sovraccarico di procedure concorsuali minori che inevitabilmente si genererà nei mesi a venire, da qui la necessità di favorire la soluzione stragiudiziale tramite accordi negoziati tra tutte le parti coinvolte sotto la regia delle Camere di Commercio”.