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In Breve

| 11 agosto 2020, 07:00

Morto un vescovo se ne fa un altro. Ciao Longo, ciao...

Avanti un altro, che questo fa già troppo ombra

Morto un vescovo se ne fa un altro. Ciao Longo, ciao...

Una delle massime più crude, ma più vere di Stalin, diceva che “la gratitudine è una malattia dei cani” ed in tanti, dopo di lui, si sono adoperati per dargli ragione, non ultimo il presidente del Torino FC, Urbano Cairo.

Quando nel momento più buio della stagione, dove la sconfitta pareva essere l'unico risultato che la sua squadra, da lui messa insieme e da lui millantata come il miglior Torino degli ultimi centoquarant'anni o giù di lì, sapesse conseguire, dove lo spettro della retrocessione sembrava ogni giornata che si concludeva con una sconfitta più concreto, quando anche i pochi suoi pretoriani si rivoltavano contro di lui e lo contestavano aspramente, Urbano Cairo si giocò la carta della disperazione, andando a pescare dal mazzo l'unico “vecchio cuore granata”, che col suo passato ed il suo carisma, potesse chetare la piazza, prendere in mano lo spogliatoio e dare al coacervo di giocatori un senso logico, sufficiente a evitare l’onta della retrocessione e tutti i problemi, economici, sportivi, d'immagine, ad essa correlati.

Moreno Longo non se lo fece chiedere due volte e senza esitare si imbarcò in una impresa disperata, una mission impossible che solo uno col cuore granata e le palle d'acciaio, come lui, poteva portare a compimento. Senza troppi fronzoli, che non c'era né il tempo né la stoffa, Moreno ha confezionato un abito magari non bellissimo a vedersi, ma che ha consentito ad un Re nudo, di non andare in giro con le chiappe di fuori.

Salvezza per nulla scontata, ottenuta con anticipo sulla scadenza, in tutta tranquillità: insomma, quanto bastava ed avanzava per ottenere una meritata riconferma, la possibilità di giocarsi una stagione dal principio, con gli uomini scelti da lui, funzionali al suo modulo. In poche parole, il modo più concreto di dire “grazie”. Macchè. Invece è arrivato un benservito in sordina, senza il riconoscimento di tutti i grandi meriti avuti.

Avanti un altro, che questo fa già troppo ombra.

Al suo posto arriva Marco Giampaolo, un curriculum da toccarsi dove non batte il sole, vista la lunga serie di esoneri messi in fila in carriera. A far da contraltare a questi risultati, la stima da parte di molti, nel mondo del calcio, che di lui dicono un gran bene, considerandolo un maestro di bel calcio. Mi sembra giusto concedergli il beneficio del dubbio, sperando che non ci deluda.

Unica piccola pecca, pare che vada assecondato in fase di campagna acquisti, chiedendo (giustamente) di venire messo nella condizione migliore per dispiegare il suo modulo di gioco, e che necessiti di essere seguito e coccolato dalla dirigenza, con un presidente che gli faccia da solida sponda su cui far leva sia verso lo spogliatoio che verso tifosi e media, da sempre impazienti di vedere, a stretto giro di posta, risultati tangibili. Una pecca non da poco, se vuoi fare l'allenatore del Torino FC, dove la pressione dei media e soprattutto dei tifosi è altissima e dove il conforto del presidente è da sempre inversamente proporzionale alla necessita della sua presenza accanto alla squadra.

Ma quest'anno, grazie alla sosta brevissima causa pandemia, i nodi verranno al pettine tanto velocemente quanto dolorosamente. Non ci toccherà trascorrere quasi due mesi a leggere sui giornali i nomi di presunti futuri granata, che poi regolarmente vengono ingaggiati da altre società, per poi ritrovarci all'ultimo giorno utile del mercato a pescare dal cestone dei saldi.

È che quest'anno sarà dura, per il presidente, giustificare gli esborsi parsimoniosi, con la scusa che la classifica la fa il fatturato. Nella passata stagione, davanti a noi si sono piazzate società con giri di affari e incassi decisamente più modesti, rispetto a quelli del Torino e addirittura l’Atalanta, che a fatturati sta messa peggio della società granata, si è nuovamente qualificata per la Champions e si ritrova a Lisbona, per le Final Eight, unica rappresentante del calcio tricolore, a riprova che il fatturato sarà anche importante, ma senza testa e senza cuore non si va da nessuna parte.

Non ci resta quindi che rinnovare a Moreno Longo i nostri più sinceri e calorosi ringraziamenti e fare a Marco Giampaolo il nostro più scaramantico “in bocca al lupo” per una stagione che consacri lui come il grande allenatore che dicono sia e dia a noi le soddisfazioni che aspettiamo da troppo tempo.

Il mondo del calcio, si sa, è una vorticosa ruota che gira in continuo: morto un vescovo se ne fa un altro. È solo il Papa che, purtroppo, pare tener duro.

Domenico Beccaria

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