Buongiorno e bentornati su questa rubrica. Potete trovarci e interagire più facilmente con quesiti e nostre risposte sul nostro gruppo Facebook "Blossom Suite - Orchidee: cura e vendita". Ci occuperemo di dare semplici consigli per gestire le piante che teniamo in casa, sul balcone o in giardino.
Nelle campagne, nei boschi e anche nei nostri giardini ci sono molte erbe e piante che assomigliano a quelle commestibili ma che sono in realtà tossiche o velenose.
È bene quindi imparare a riconoscerle in modo da poterle evitare e sapersi comportare di conseguenza in caso di ingestione. Vi parlerò di alcune di esse.
CICUTA
Tra le piante più velenose c’è sicuramente la cicuta maggiore. Si può riconoscere per il suo sgradevole odore. Quando la pianta è giovane può essere scambiata per carota selvatica o prezzemolo selvatico.
Contiene 5 alcaloidi neuro tossici che provocano tremore muscolare, spasmi, forte salivazione, collasso respiratorio. I frutti verdi della cicuta contengono la più elevata concentrazione di veleno, che è però presente in tutta la pianta, anche in foglie, fusti, fiori e radici.
BELLADONNA
La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta da fiore, appartenente alla famiglia delle Solanaceae.
Di questa stessa famiglia fanno parte anche altre piante più conosciute, come pomodori, melanzana, peperoni, patate. Ha un odore sgradevole, causato da peli ghiandolari presenti sia nel fusto che sulle foglie. I frutti sono delle bacche nere e lucide di piccole dimensioni (ricordano molto i mirtilli) e rappresentano il maggiore rischio di avvelenamento per l’uomo. Hanno infatti un aspetto invitante e addirittura un sapore gradevole.
LATTUGA SELVATICA
La lattuga selvatica è una pianta erbacea appartenente alla famiglia botanica delle Asteraceae. Possiamo considerarla come una parente selvatica e non commestibile della Lactuca sativa, la classica lattuga. L’aspetto è simile a quello della lattuga commestibile, anche se è molto più ispida e può arrivare fino ad 1,5 metro di altezza. E’ una pianta velenosa molto diffusa nei terreni incolti. La si trova anche lungo i vecchi muri e ai margini delle strade, dalla pianura fino agli 800 metri di quota.
La tossicità è dovuta al lattice bianco molto amaro, contenuto nelle parti aeree della pianta. Questo lattice è composto da lattoni sesquiterpenici, ossia lactucina e lactucopicrina, che sono tossici per l’uomo.
Anticamente questo lattice veniva essiccato e usato in medicina come sedativo, sostituto dell’oppio.
OLEANDRO
L’essenza di Oleandro veniva usata da Michelle Pfeiffer per uccidere il suo amante nel film “White Oleander”. La bella pianta ornamentale caratterizzata da magnifiche fioriture estive, infatti è altamente tossica in tutte le sue parti a causa dell’alcaloide detto Oleandrina in grado di causare aritmia, ipotensione e morte per arresto cardio-circolatorio.
Comunque sia, non avendo bacche, il rischio di avvelenamento da oleandro è piuttosto basso. Anche perché la pianta contiene saponine, che in caso di ingestione favoriscono il vomito e quindi l’eliminazione delle parti ingerite. Oltretutto, il suo sapore molto amaro non invita all'ingestione.
MANDRAGORA
La mandragora (Atropa mandragora o Mandragora officinarum) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae, la radice ha una forma caratteristica che somiglia ad una figura umana e tradizionalmente è nota per le sue proprietà anestetiche, sedative ed analgesiche.
Nel passato se ne attribuivano proprietà magiche ed è ancora conosciuta nella tradizione popolare come erba del diavolo o delle streghe proprio per la sua azione allucinogena. Si tratta di una pianta spontanea molto simile alla Borago officinalis (commestibile) di cui si differenzia tra l'altro per le foglie più piccole.
GINESTRA
Di colore giallo, la ginestra è una pianta spontanea, che conosciamo soprattutto grazie al nostro caro Leopardi. Ma non tutti sanno che i suoi componenti sono dannosi. L’intossicazione può avvenire solo per ingestione, infatti la ginestra contiene una sostanza molto simile alla nicotina, e per questo dannosa per il nostro organismo. I sintomi ricorrenti sono il vomito, la tachicardia e le convulsioni.
AZALEA
L'azalea è una pianta tra le più conosciute, soprattutto in prossimità della festa della mamma, vengono organizzate vendite di azalee nelle maggiori piazze italiane, il cui ricavato solitamente è devoluto alle associazioni che lottano contro il cancro al seno.
Ma attenzione, le foglie dell’azalea contengono tossine che possono provocare irritazione alla gola se ingerite. Altri sintomi ricorrenti sono vomito, nausea, diarrea e, nei casi più gravi, possono insorgere anche convulsioni e rallentamenti dei battiti cardiaci.
TASSO
Concludo la rassegna sulle piante velenose parlando del tasso (Taxus baccata), albero appartenente all’ordine delle Conifere, famiglia delle Taxaceae.
Quest'albero è conosciuto anche come albero della morte, ed è infatti una delle piante velenose per eccellenza. Basti pensare che il suo nome deriva dal greco toxon, da cui il termine tossicologia.
Nel nostro Paese è presente in diverse zone, prediligendo luoghi umidi e freschi, con terreno calcareo. Il tasso è un albero sempreverde. È caratterizzato da una crescita molto lenta, che però a piena maturazione può arrivare anche a 20 metri di altezza. Ha rami molto bassi e assume una forma globosa. Le foglie sono la parte più velenosa della pianta.
È una pianta che non produce frutti, ma arilli, cioè involucri di color rosso chiaro che avvolgono il seme. Quest’ultimo è molto velenoso, mentre l’arillo non lo è, anzi in teoria è commestibile (consiglio comunque di non provare).
Il tasso è una pianta zoofila, ossia si serve degli animali per riprodursi. Ad esempio gli uccelli mangiano gli arilli, li digeriscono senza avvelenarsi, e disperdono il seme con le feci, dando vita a nuovi alberi. Per altri animali i semi del tasso sono invece letali. Il cavallo, ad esempio, è una delle specie più a rischio. Altra specie animale immune, invece, sono le capre.