Come l'araba fenice, il Torino rinasce dalle sue ceneri quando sembrava invece che il coperchio della bara fosse stato inchiodato dalle streghe beneventane con un perentorio uno-due che lasciava poche speranze. Ma come si dice, quando si tocca il fondo, non resta che risalire.
Oddio, i granata ci avevano abituati a ben altro adagio: quando si tocca il fondo, si può sempre prendere la pala ed iniziare a scavare, che è quello che ha fatto l’Armata Brancaleone di Giampaolo fino a pochi giorni orsono.
Con la dichiarazione del tecnico dopo il pareggio con lo Spezia, “siamo stati penalizzati dalla superiorità numerica”, a incastonarsi, gemma più preziosa di tutte, in un diadema di schifezze calcistiche senza pari. In realtà eravamo stati penalizzati dalla sua presenza in panchina, e lo ha abbondantemente dimostrato Davide Nicola, che con la stessa truppa a disposizione, non solo non si è fatto rimontare, ma è risalito da un due a zero che spingeva la società sull'orlo del baratro retrocessione.
Invece, con quel pizzico di cuore che distingue le squadre dai coacervi, i ragazzi di Nicola hanno lanciato il cuore oltre l'ostacolo ed hanno portato a casa un misero punticino, ma anche, se non soprattutto, una immensa trasfusione di fiducia nei propri mezzi.
Con Nicola in panchina, persino Zaza, uno dei miei favoriti (alla cessione) è sembrato un giocatore di calcio. Si è scrollato di dosso quell’abulia indisponente, quello “scazzo alla risposta” che era diventato il suo marchio di fabbrica e che aveva contraddistinto la sua presenza in granata, ha lottato su ogni pallone ed ha sfornato una salvifica doppietta, con altre due occasioni a contorno. Perché poi, in fondo, sicuramente non sarà il miglior Torino di sempre, come qualche tempo fa in uno slancio di sconsiderata autostima sosteneva il presidente, ma non è nemmeno quella congrega di distratti turisti che abbiamo visto fino ad oggi a passeggiare svogliatamente in campo.
Un incipit decisamente in linea col personaggio di Nicola, ruvido condottiero delle situazioni disperate, che ha abbondantemente dimostrato di sapersi sporcare le mani, quando il guano raggiunge livelli di guardia, per tirare fuori dai pasticci le squadre che gli vengono affidate. Riuscirà anche quest'anno il TFC a scamparla? I segnali che ci giungono da Benevento fanno ben sperare. Il prossimo impegno casalingo con la Fiorentina ci dirà se ci sono i presupposti per un girone di ritorno che ci tolga dai bassifondi della classifica oppure se ci toccherà soffrire fino all'ultimo ed anche dopo.
Sarebbe pero utile che questa ennesima falsa partenza, inducesse Cairo ad un drastico mutamento di rotta nella conduzione societaria o, meglio ancora, a considerare di cedere il giocattolo Torino, che gli ha dato le soddisfazioni (extrasportive) che si aspettava e che adesso non gli serve più.
La gente granata merita molto di più di questo vivacchiare sportivo incerto, succube di preminenti ed opprimenti condizionamenti economici, che sviliscono le legittime aspettative calcistiche dei suoi tifosi.