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In Breve

| 20 aprile 2021, 07:30

Un pass vaccinale pieno di dubbi

La verità è che anche gli esperti, o presunti tali, navigano a vista anche loro, pur indossando una saccenza che farebbero meglio a dismettere

Domenico Beccaria

Domenica Beccaria affronta il tema del cosiddetto pass vaccinale

Ultimo in ordine di tempo, ma non di importanza, tra gli strumenti da aggiungere a tutti gli altri, per consentirci di combattere e vincere, in fretta e bene, contro questa maledetta pandemia cinese e ricominciare a vivere, è il “Pass Vaccinale”, ovvero un lasciapassare che certifica che il portatore del pass ha effettuato il vaccino e quindi dovrebbe poter circolare ovunque senza problemi.  

Dovrebbe, appunto.  

Ma lasciate che vi racconti una storia e poi ci ragioniamo su insieme. 

Raffaella, nome ovviamente di fantasia, anche se la storia è assolutamente reale ed accertata, opera nel settore sanitario e quindi è stata tra le prime a ricevere il vaccino. Pfizer, prima dose a metà gennaio e richiamo ai primi di febbraio. Vittorio, anche questo ovviamente nome di fantasia, vive con Raffaella, ma fa tutt'altro lavoro, quindi, anche in funzione della sua giovane età, non ha ricevuto alcun vaccino. A fine marzo accusa febbre per un paio di giorni ed il medico curante prescrive il tampone. Positivo. Per scrupolo anche Raffaella, pur essendo vaccinata, si sottopone a controllo ed anch'essa risulta positiva, seppur completamente asintomatica. Morale della favola, entrambi in affidamento fiduciario a domicilio, senza possibilità di aver contatti con altri.  

Fine della storia ed inizio del ragionamento.  

Innanzitutto, ma il vaccino non dovrebbe renderci immuni dal contagio?  

E soprattutto, se Vittorio non avesse accusato sintomi, o se Raffaella vivesse da sola, lei non si sarebbe mai sognata di fare un tampone, tranquilla com'era di essere tutelata dalla vaccinazione e quindi avrebbe potuto continuare a prestare tranquillamente la sua opera, infettando colleghi e pazienti ed allo stesso modo avrebbe potuto scorrazzare liberamente per l'intero globo terrestre, infettando chiunque fosse venuta in contatto con lei.  

Per fortuna, il campanello d'allarme suonato involontariamente da Vittorio, ha impedito questo scenario, però ne ha innescato un altro. Ovvero, ci si sarebbe trovati di fronte ad un portatore di Pass, in teoria autorizzato, in assoluta buona fede, a spostarsi a piacimento tra la popolazione, in pratica costretto a rimanere agli arresti domiciliari, malgrado l'inoculazione del vaccino ed il rilascio del relativo Pass.  

E dunque, cari scienziati, come la sistemiamo questa? Illudiamo la gente che col vaccino si entri automaticamente nella casta degli intoccabili, autorizzati a fare di tutto e di più, oppure legittimiamo potenziali bombe virali a girare tra di noi, alla ricerca di soggetti sani da infettare? 

Non è un quesito da poco, visto che questo del Pass Vaccinale è uno degli architravi che sorreggono tutta l'architettura del contrasto al Covid.  

Ed infine, soprattutto dimostra che gli esperti, o presunti tali, navigano a vista anche loro, pur indossando una saccenza che farebbero meglio a dismettere.

Domenico Beccaria

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