L'argomento del giorno, a quanto pare, è il diniego da parte del Torino FC alla concessione del cortile del Filadelfia per l'evento del 5 dicembre prossimo, organizzato dal neonato Comitato Difesa Toro. Purtroppo le informazioni che sono giunte ai tifosi, sono incomplete e parziali, ovvero di parte. Sarebbe invece corretto, per poter dare una valutazione serena del caso, esaminarlo con maggiori dati e da tutte le angolazioni.
Iniziamo con una indispensabile premessa: la Fondazione Filadelfia, nel 2017, dopo l’inaugurazione, ha firmato un contratto di locazione dell'impianto al Torino FC, che quindi, finché paga l’affitto (non ridete, non è una battuta) ne ha la piena disponibilità. Nel contratto, la Fondazione Filadelfia, si è riservata un giorno di utilizzo annuale, che per quest’anno, a detta del presidente, è stato utilizzato. Quindi la richiesta viene dirottata sul TFC che la nega e, da un punto di vista strettamente umano, come dargli torto? Chi di noi presterebbe il cortile della casa in cui vive in affitto per farsi pubblicamente spernacchiare?
A fronte di questo diniego, con splendido ritardo di oltre quattro anni, gli organizzatori dell’evento insorgono verso questa ingiustizia, che io denuncio dal giorno successivo la sigla del contratto di locazione che, non mi stancherò mai di ricordarlo e sottolinearlo, mi ha visto unico consigliere della Fondazione a votare contro, ma che fintanto che è valido, deve essere rispettato e fatto rispettare da tutti, esattamente come lo Statuto. Se no che li abbiamo scritti e firmati a fare?
Proprio quello Statuto, che è il documento redatto e sottoscritto da tutti i fondatori, nessuno escluso, e che “dovrebbe”, scritto tra virgolette, perché in effetti non è così, avere un valore vincolante per quello che riguarda le linee guida di priorità di progettazione, realizzazione ed utilizzo, dice chiaramente che il cortile, appositamente progettato per essere completamente e perfettamente isolato dal campo, proprio per consentirne l’utilizzo anche durante gli allenamenti a porte chiuse, deve essere sempre aperto al pubblico, non ogni tanto, a capocchia, per gentile concessione delle signorie loro.
Indi per cui, non ci dovrebbe essere alcun bisogno di richiedere un’autorizzazione al suo utilizzo, per la semplice ragione che il suo utilizzo è un sacrosanto diritto del Popolo Granata, punto e basta.
E indi per cui, lo sdegno e la protesta di oggi, non dovrebbero essere focalizzate su questo evento del 5 dicembre, ma sulla quotidianità, voluta, a parole, da tutti, ma poi tradita da chi dovrebbe applicarla e da chi dovrebbe farla applicare.
Purtroppo il problema non è mai stato affrontato perché, diciamocelo onestamente, non fa comodo affrontarlo.
Ditemi voi chi è quel politico che scientemente decide di fare a schiaffi con l’azionista di riferimento del primo gruppo editoriale del Paese e della terza rete televisiva Nazionale per importanza?
Oddio, un “tifoso prestato alla politica” che a schiaffi con il succitato ce la fa da anni, ci sarebbe pure stato, ma era più divertente fare un dispetto a lui ed al partito per cui si era candidato, piuttosto che fare qualcosa di utile e concreto per la causa granata.
Diciamolo chiaramente, in un CdA composto da cinque consiglieri, dove le decisioni si prendono a maggioranza, Cereser e me, per quanto indiscussi cuori granata della cui Fede ed onestà non ci sono dubbi, da soli, non saremo mai maggioranza, perché due su cinque, lo capiscono anche gli asini che a scuola erano insufficienti in matematica, è minoranza.
Il treno per contare qualcosa nella stanza dei bottoni cittadina, l’abbiamo perso e diamocene pace, guardiamo avanti.
La soluzione sta nell’unire le forze e fare pressione su chi sta al governo cittadino e regionale, per far valere le nostre ragioni, far contare i nostri valori.
Ma non sotto le insegne di un improvvisato comitato che sull’etichetta scrive ottimi ingredienti, ma nel vasetto mette tutt’altro, cosa questa di cui parleremo nel prossimo articolo.
P.S. Sono curioso di vedere, quante e quali parti di questo articolo verranno estrapolate, decontestualizzate e strumentalizzate contro di me, da parte di qualcuno degli organizzatori, che pare sappia fare solo questo.