La prima volta che s'incontrarono era un freddissimo giorno di gennaio. La neve aveva coperto le strade il giorno prima e ora rimaneva ghiacciata sui marciapiedi. Lei usciva dal Cattaneo con la sua migliore amica, si tenevano strette le mani e ridevano slittano ad ogni passo.
Lui la scuola l'aveva finita l'anno prima, passava di là per caso, ma quella testa riccia e bionda la notò subito.
La seconda volta fu durante una Pasquetta a Lanzo. Gli amici di lui avevano preso a far la grigliata vicino alle compagne di facoltà di lei.
“Piacere Paolo” le aveva detto lui.
“Giulia” aveva risposto lei, ma poi il suo cellulare aveva squillato ed era corsa via a rispondere con la faccia tutta emozionata.
La terza volta Paolo era appena tornato a Porta Nuova. Era fine agosto, l'aria era calda e umida come quella di un forno. Lui e la sua ragazza avevano passato tutta la vacanza a litigare, lei si voleva sposare, lui no.
“Io con te sto solo a perdere tempo” aveva sbuffato lei per l’ennesima volta, mentre gli occhi di lui si perdevano in giro per trovarsi su una testa bionda e riccia, intenta a caricare un grosso trolley su un treno in partenza.
“Paolo, mi ascolti? Sto parlando con te, mi ascolti?”.
La quarta volta, più di 10 anni dopo la prima, le foglie degli alberi erano dorate, l'aria era fresca e Giulia, avvolta in un cappottino rosso, camminava lungo la strada in bilico sugli stivali.
Tic tic tic, facevano i tacchi sul porfido.
Tic ti tic TRACK! fece improvvisamente quello destro ghigliottinato da un tombino.
“Ahi!”, Giulia un attimo prima di perdere l'equilibrio.
“Ehi!”, Paolo prendendola al volo.
“Tutto bene?” le chiese.
“Sì, sì, grazie. Questo è proprio un periodo da dimenticare!”
“Riesci a camminare con un tacco solo?”
“Sì, no, non lo so, accidenti!” sbottò a un passo dalle lacrime.
“Vieni, appoggiati qua sulla panchina”.
“Lo sai che hai un'aria famigliare?” disse lei dopo essersi seduta e aver cercato di ricomporsi.
“Lanzo, Pasquetta” rispose lui.
“Lanzo? Oh cielo, saranno passati... 8 anni?”
“Fai anche 10”
“Wow! Io, comunque, mi chiamo Giulia. Tu?”
“Paolo. Tutto bene ora? Stai meglio?”
“Sì, scusa per prima, sono un po’ provata”
“Non c’è problema, ti posso dare una mano? Chiamo qualcuno? Ti porto da un calzolaio? Esistono ancora i calzolai?”
“Credo di sì”, rise Giulia. “Ma no, non ti preoccupare, chiamo mia sorella e mi faccio portare un paio di scarpe da lei, abita a un quarto d’ora da qui”
“Ok, allora io rimango a farti compagnia”
“Sicuro? Non sentirti obbligato, sei già stato tanto gentile”
“Figurati, non c’è problema”
“Va bene, allora facciamo che saltello su una gamba fino a quel caffè e ci beviamo qualcosa di caldo, ti va?”
“Ottima idea, appoggiati a me”
Giulia si scaldò le mani con la tazza di tè bollente poi guardò Paolo negli occhi, “grazie”, disse.
“Per cosa?”
“Per essere così gentile. Te l’ho detto, non è proprio un gran periodo”
“Che succede?”
“Ti risparmio la versione lunga: sono appena tornata a Torino. Sono stata fuori 4 anni. Credevo di aver trovato l'amore della mia vita a Milano. Sai come succede?”
“Sì, ho presente. E non è andata?”
“No e sono di nuovo qui. Devo ricominciare tutto da capo”.
Paolo la guardò a lungo, poi disse: “Allora, sei fortunata”
“Ah sì?” rispose Giulia incredula.
“Certo, Torino d'autunno è un gran bel posto per ricominciare. Oserei dire il posto perfetto. Non poteva andarti meglio!"
“Dici?”
“Sì”
L’autunno è una delle stagioni che più dona a Torino, con i suoi colori, per terra, tra gli alberi e nel cielo. Per questo, nel pieno di questa stagione, abbiamo pensato di raccontare una storia d’amore che si muove nel tempo, negli anni e proprio tra le stagioni della nostra città