Ternavasso, frazione di Poirino. E' qui, nella campagna torinese (ma a poca distanza dalla provincia di Cuneo e dal Roero in particolare) che è scoppiata la polemica sui maiali. E nemmeno pochi: sono in tutto 8000, che potrebbero presto essere "ospitati" in una porcilaia per l'allevamento.
Un'ipotesi che ha fatto scattare però la levata di scudi delle associazioni ambientaliste, che hanno firmato una lettera di protesta indirizzata alla Regione, alla Città Metropolitana e ai Comuni coinvolti. Non distanti dl luogo interessato, per esempio, si trovano il Castello di Pralormo, l'abbazia di Casanova e il lago di Ternavasso, oasi faunistica.
Da Pro Natura a Legambiente, passando per Italianostra e altri movimenti green, è folta la schiera di oppositori al progetto: "La zona oggetto di intervento è caratterizzata da suolo agricolo di buona fertilità - scrivono le associazioni -. Ci pare quindi inaccettabile promuovere ulteriori consumi di suolo, che potrebbero essere mantenuti a colture agricole". Ma la questione va oltre il consumo di suolo: "Nonostante le rassicurazioni, è probabile che l’allevamento creerà non pochi problemi a livello di esalazioni di odori, creando condizioni di profondo disagio per tutti gli abitanti e gli utilizzatori a vario titolo dell’area. Inoltre, nella zona prevista dall’insediamento sono operanti alcune strutture recettive, le quali, in caso di realizzazione dell’opera, andrebbero sicuramente incontro a problematiche forse irrisolvibili".
E quindi l'aspetto più strettamente ambientale: "È risaputo come i liquami prodotti dagli allevamenti intensivi di maiali rappresentino un prodotto potenzialmente molto pericoloso - si legge nella lettera -: in questo caso le enormi quantità prodotte renderanno ancor più problematico il loro corretto smaltimento". E "Un allevamento di queste dimensioni avrà altissime esigenze idriche: situazione questa che non può non preoccupare nell’ambito di un’area agricola caratterizzata da prodotti di eccellenza e nell’ottica di un probabile cambiamento climatico che renderà la risorsa acqua disponibile in quantità sempre minori".
Non mancano poi i timori legati alla peste suina. "In Piemonte è coinvolto da una grave epidemia di peste suina africana. È risaputo come la malattia venga favorita nella sua infettività da alte concentrazioni di animali; in queste condizioni, quindi, ci sembrerebbe molto più logico puntare su piccoli allevamenti, gestibili con maggior semplicità ed efficacia".