Un altro processo sportivo attende la Juventus: la procura della Federcalcio, infatti, ha appena deferito la società bianconera per la cosiddetta manovra stipendi. Alla Juve viene contestata la violazione dell'articolo 4.1, e dunque della lealtà sportiva. Salta dunque l'ipotesi patteggiamento che finora era data quasi per certa: la procura non ha infatti accettato la proposta della società di chiudere tutto con soltanto un'ammenda. A questo punto diventa probabile la richiesta di una stangata: o una forte penalizzazione, da aggiungere a quella che la corte federale d'appello della Figc dovrà applicare lunedì rimodulando la penalizzazione per il caso plusvalenze, o addirittura la retrocessione in serie B.
Il procedimento è previsto per giugno. Il club è stato deferito in particolare per responsabilità diretta e oggettiva "per gli atti e comportamenti posti in essere dai propri dirigenti". E infatti il deferimento è scattato anche per Andrea Agnelli (all'epoca dei fatti presidente del consiglio di amministrazione), Pavel Nedved (allora vicepresidente), Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna (allora ds della Under 23), Paolo Morganti (a capo della Football Operations), Stefano Braghin (ds del settore giovanile all'epoca). A tutti viene contestata la violazione dell'articolo 4, comma 1, del codice di giustizia sportiva.
Sono quattro i filoni di indagine per i quali la Procura, in 72 pagine, ha rinviato la Juve e i suoi ex dirigenti a processo: oltre alle manovre stipendi per due stagioni e ai rapporti con gli agenti, ci sono anche la partnersip "per accordi confidenziali" con sei club. Si tratta di Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari. Secondo la procura Figc, la Juve avrebbe trattato calciatori senza depositare i contratti in Lega o depositando contratti diversi da quelli reali. Le posizioni dei sei club saranno valutate con le indagini ancora in corso.