"Prima si grida allo scandalo del calo demografico, si dice che bisogna incentivare le nascite e, invece di sostenere le famiglie con figli/e attraverso una rete di servizi (asili nido…) e la genitorialità, attraverso risorse, anche regionali, su congedi, permessi ecc., si danno soldi ai movimenti pro-vita che vogliono convincere le donne a non interrompere una gravidanza indesiderata", attacca la Cgil Piemonte. "Poi si specula sull’abbandono del neonato vicino ad un cassonetto, dicendo che bisogna pubblicizzare le “culle per la vita”, come se questo risolvesse il dramma di chi, dopo aver tenuto per nove mesi in pancia suo/a figlio/a, arriva ad abbandonarlo/a. È di oggi l’ulteriore sparata della regione Piemonte contro l’affido dei minori alle coppie omogenitoriali".
"Come avevamo già detto, è sempre più evidente la speculazione su argomenti come la genitorialità di bambini e bambine, la libera scelta delle donne se diventare oppure no madri a fini esclusivamente propagandistici ed elettorali, che nulla hanno a che fare con la realtà, l’etica e la società per come sono già oggi, oltre ai valori della famiglia modello, tanto sbandierata, composta da un maschio e una femmina. Modello di famiglia, peraltro, in cui si consuma la maggior parte degli abusi e delle violenze di cui le donne sono vittime", prosegue la nota del sindacato.
Anche per queste ragioni la Cgil Piemonte sarà davanti al Consiglio Regionale il prossimo 6 febbraio, in occasione della discussione sul bilancio. "Invitiamo i cittadini e le cittadine piemontesi, che non condividono le politiche oscurantiste e demagogiche di questa maggioranza, a partecipare", conclude il sindacato.
“Troviamo non solo irricevibile ma scientificamente falso quanto detto e portato avanti dall’assessora regionale alla Famiglia Chiara Caucino a proposito degli affidi alle coppie delle stesso sesso in occasione della revisione del regolamento regionale sugli affidi”: così in una nota Andrea Turi, portavoce di +Europa Torino, che poi prosegue: “L'assessora non solo limita qualcosa che già c'è chiudendo le porte dell’affido alle coppie dello stesso sesso, visto che già lo fanno in Italia per il 5% dei casi, ma condisce il tutto con una serie di luoghi comuni imbarazzanti come il fatto che abbia tanti amici gay che la pensano come lei".
Turi conclude sottolineando: "Lanciamo un messaggio all’assessora Caucino: sugli affidi si affidi alla scienza, non ai luoghi comuni. Oltre che sentire il parere scientifico delle istituzioni degli psicologi a livello mondiale l’assessora potrebbe almeno sentire ciò che l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP), la prestigiosa associazione che riunisce i docenti universitari di psicologia, ha già detto nel 2011 ovvero che “ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso".
"Non possiamo non stigmatizzare le parole dell’assessora Caucino, che alla stampa ha dichiarato: 'Crediamo fermamente che un bambino che ha già subito dei traumi debba essere accolto da una mamma e da un papà. Solo loro possono garantirgli la stabilità necessaria', e ancora 'Quello delle coppie omogenitoriali è un modello che non vogliamo veicolare'", spiega invece il Comitato Torino Pride. "All’assessora ci preme ricordare che a bambini e bambine in situazione di fragilità familiare e che necessitano di affido servono stabilità e relazioni sane e sicure. Il sistema dell’affidamento familiare è un processo temporaneo, atto ad assicurare a una persona minore salute e benessere psicofisico in assenza di una famiglia di origine pronta a farlo: è totalmente improprio parlare di “mamme e papà”, genitori che nella maggioranza dei casi sono ancora in vita e – anzi – spesso alla causa dei traumi in oggetto".