Lo hanno picchiato con una violenza inaudita, fino a fargli perdere i sensi e spaccandogli il naso. Tutto perché, in quel momento di dramma umano, aveva dismesso i panni del giornalista, aveva appoggiato a terra la macchina fotografica e si era avvicinato alla famiglia per porgere le proprie, personali condoglianze.
E' successo nella serata di ieri davanti all'ospedale San Giovanni Bosco, dove Maurizio Bosio - dell'agenzia Reporters, che da anni collabora con La Stampa - stava facendo il proprio mestiere. Documentare un fatto, in questo caso un fatto di cronaca. Un episodio che si è concluso nella maniera più terribile: la morte di una bimba di due anni, investita da un'auto nel parcheggio di fronte all'ospedale. La povera Esmeralda.
Quando si è saputo che per la piccola non c'era stato nulla da fare, Bosio si è avvicinato alla famiglia con cui aveva avuto modo di parlare in maniera informale qualche ora prima. Voleva far sentire la propria vicinanza umana a quelle persone colpite da un lutto così terribile. E invece la risposta è stata un pestaggio violento, molti contro uno. Maurizio è stato soccorso e medicato.
"Ancora un'aggressione inaccettabile - ha commentato il sindacato dei giornalisti, Associazione Stampa Subalpina -: ancora un'intimidazione e non ci faremo intimidire. Solidarietà a Maurizio Bosio e auguri di pronta guarigione".
E solidarietà è arrivata anche dall'Ordine dei Giornalisti del Piemonte: "L'aggressione di cui è stato vittima il collega - dice Stefano Tallia, presidente dell'Ordine - è l'ennesimo campanello d'allarme di un clima sempre più ostile nei confronti di chi fa informazione".
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