Una grande carica di affetto ed entusiasmo per “Moka Blues”, primo album da solista di Paolo Antonelli, cantautore torinese meglio noto come frontman della band Pablo e il Mare. Il disco, arrivato dopo quattro lavori “d'insieme”, è stato presentato dal vivo mercoledì sera al birrificio Lambic di via Tommaso Agudio 46, facendo il pienone.
“Moka Blues”, pubblicato ufficialmente pochi giorni fa per l'etichetta Cielazzurro Music Cdbaby, contiene 9 tracce dove, pur restando inconfondibile il “tocco” di Antonelli veicolato attraverso note di milonga e bossa, trovano spazio liriche ispirate al Novecento, archi e percussioni che accompagnano la sua chitarra classica. Prima del concerto, gli abbiamo fatto qualche domanda sulla sua nuova “avventura”.
Perché hai pubblicato questo disco solista?
Da tempo sentivo l’esigenza di sviluppare un progetto libero nelle scelte artistiche e snello nella gestione. E, soprattutto, perché dopo quattro album con Pablo e il Mare desideravo mettermi alla prova anche nelle vesti di produttore, oltre che di cantautore e arrangiatore. Questo progetto solista si aggiunge a quello in band, che è vivo e lavora per voi.
Cosa c'è di diverso realizzazione di un disco solista rispetto a quando sei in gruppo?
Innanzitutto i tempi che intercorrono tra il primo lampo creativo e la chiusura del brano fatto e finito, che con la band sono spesso estenuanti. Se scrivo un brano su una situazione odierna, ad esempio, e lo stesso vede la luce dopo due anni, il pezzo perde di freschezza; al contrario, l'aspetto positivo del gruppo è rappresentato dalla coralità della creazione, dallo scambio e dal confronto con gli altri musicisti.
Come lo presenterai nei live?
Saremo io e me medesimo, con voce e chitarra classica e qualche sporadico esercizio di looping, tutto rigorosamente live. Per la data torinese, giocando in casa ed essendo una “prima”, ci sono stati interventi di ospiti come Francesca Scarfò e due musicisti di Pablo e il Mare: Marco Ostellino alle percussioni e Francesco Coppotelli al violino.
A proposito di Francesca Scarfò, in “Foglia a foglia” duetti proprio con lei: com'è nata questa collaborazione?
Francesca è una cantante torinese con un solido bagaglio jazz e soul, oltre che una fan di Pablo e il Mare. Per il suo compleanno, i suoi amici le hanno regalato la produzione di un brano in studio, che lei mi ha chiesto di realizzare insieme: in parole povere, le ho scritto un brano “su commissione”. Al di là di tutto, un aspetto importante del progetto solista è l'autonomia con cui decidi di fare una cosa e portarla a termine lasciandomi guidare da motivazioni ed entusiasmi strettamente personali.
Perdona la metafora poco originale: che caffè hai preparato con la tua “Moka Blues”?
Ho scelto la “Moka” perché si tratta di un disco profondamente italiano, e il “Blues” perché il mood dell'album è riflessivo e a tratti malinconico, proprio come il blues. Quindi il titolo dell’album può essere letto come...”riflessioni da bar”. Però “Moka Blues” suona meglio, no?
L'album inizia con un richiamo ad un personaggio che non lascia indifferenti: Houdini. Cosa rappresenta?
Houdini è uno dei primi brani che ho scritto per il disco, un paio d'anni fa. L’ho scritto in tempi di pace, ma parla di guerra perché è intriso di primi del Novecento, di certe simbologie e atmosfere legate a quel periodo. Ma, come sempre, la realtà supera la fiction e poche settimane dopo la sua pubblicazione la guerra in Ucraina è scoppiata per davvero, e nel giro di poco, gli eventi in Medio Oriente sono precipitati. Viviamo un presente di guerra e, ancora oggi, mi chiedo come abbia potuto pensare e scrivere nel 2021 una frase come “starò al riparo dai corazzati e il caos in un cinemino o una sala da tè”.
Un titolo che mi incuriosisce molto è invece “Animalier”...
“Mi piacque di te il cuscino Animalier, lì sul sedile, è femminile...”. Questo per dire che la cosa che ho notato maggiormente quando sono salito sull'auto della mia compagna Valeria per la primissima volta è stato un cuscino leopardato. Mi sembrava bello scrivere una canzone sul primo ricordo di una persona con la quale sto condividendo un viaggio che, in quel momento di fronte al cuscino animalier, era solo una lontanissima ipotesi. Quesito per i lettori: ricordate qual è la prima cosa che avete notato in qualcuno che vi accompagna oggi?
Il disco si chiude con un pezzo di Pablo e il Mare in versione “orchestrale”: com'è stato riarrangiarlo in questo modo?
Fidelina, che faceva parte di Miramòr uscito nel 2011, è un po' la “bonus track” di questo disco.
Io e Salvatore Scozzi, amico musicista e arrangiatore, abbiamo parlato al bar della possibilità che lui riarrangiasse un mio brano per orchestra. Presto fatto, lui ha scelto Fidelina ed il risultato finale mi sembra meritevole di stare su questo lavoro.
Quali saranno i prossimi impegni di Paolo Antonelli e di “Moka Blues”?
La data zero è stata al Lambìc di Torino. Seguiranno altri appuntamenti, anche se per adesso rispondo evasivamente a chi ascolta il disco e mi chiede di suonare da loro. Invito quindi direttori artistici di locali e festival a considerare questo mio progetto per i loro eventi futuri.