Trovati due telefonini nel settore Alta Sicurezza del carcere di Torino. Ieri sera gli agenti di Polizia Penitenziaria hanno rinvenuto una coppia di cellulari, completi di SIM e perfettamente funzionanti, nel Padiglione A dove si trovano i detenuti appartenenti a organizzazioni criminali come mafia, ’ndrangheta e camorra.
Ecco dove erano
Nel dettaglio un micro-telefonino era posizionato sul tavolo della cucina comune e uno smartphone occultato addosso a un detenuto. Insieme ai dispositivi, sono stati anche rinvenuti i cavi di alimentazione e i caricabatterie, segno evidente del loro utilizzo all’interno della sezione detentiva.
“La Polizia Penitenziaria continua ad adempiere ai propri doveri con grande senso del sacrificio – dichiara Leo Beneduci, Segretario Generale dell’OSAPP – ma la situazione nel carcere di Torino è ormai in completo disfacimento. Lo denunciamo da tempo: nei reparti di Alta Sicurezza i detenuti fanno ciò che vogliono, compromettendo la sicurezza e l’ordine interni".
"Ancora oggi, - prosegue Beneduci - contrariamente alle disposizioni ministeriali, i detenuti più pericolosi risultano di fatto liberi di circolare all’interno delle sezioni, di movimentare oggetti e di interagire tra loro senza la possibilità di un controllo effettivo e costante".
Duro il commento anche del Sappe: “Il ritrovamento conferma ancora una volta la gravità del fenomeno legato all’introduzione illecita di dispositivi elettronici nelle carceri italiane, spesso utilizzati per eludere i controlli penitenziari e comunicare con l’esterno, anche per fini illeciti”, dichiara il segretario regionale Vicente Santilli.
“Un plauso va a tutto il personale di polizia penitenziaria che con abnegazione e grande professionalità, é riuscito, ancora una volta, ad esaltare la presenza dello Stato in Istituto”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il quale si augura “che almeno questa volta il minuzioso lavoro della Polizia Penitenziaria possa essere rispettato e valorizzato come merita, applicando nei confronti del detenuto possessore del dispositivo telefonico i dovuti e necessari provvedimenti conseguenziali”.