/ Attualità

Attualità | 14 maggio 2025, 15:10

Una nuova croce ricorda Alessandro Ughetto, ucciso a freddo con un pugno di erba in mano

I famigliari di Pinasca con un gruppo di amici l’hanno ricollocata sulle pendici del Monte Aquila, dove le Brigate Nere lo colpirono a morte

La spedizione che ha riportato la memoria di Ughetto sul Monte Aquila

La spedizione che ha riportato la memoria di Ughetto sul Monte Aquila

Emigrato in Francia, Alessandro Ughetto era da poco rientrato in Italia, perché “come diceva sempre alle figlie, voleva venire a morire in Italia”, ricorda la nipote Loredana Prot. Aveva 69 anni e con la sua famiglia abitavano a Gran Dubbione: “All’epoca la povertà era tanta e si andava a prendere l’erba ovunque per le capre. Lui andava sulle pendici del Monte Aquila, in località Raudour, una zona impervia, a tagliare erba”.

Quel giorno, 17 agosto 1944, era in compagnia di un altro amico. All’improvviso è comparso un drappello di Brigate Nere, che hanno intimato loro l’alt: “Mio nonno era un po’ sordo. Mentre l’amico che era con lui ha alzato subito le braccia e ha cominciato a urlare che non erano partigiani, lui ha messo la mano alla fronte per vedere cosa stava succedendo. Non ha nemmeno avuto tempo di realizzare la situazione. L’hanno ucciso subito, è morto con ancora il suo pugno d’erba in mano”.

I brigatisti, poi individuati e condannati durante il processo che si è tenuto alla fine della guerra, avevano anche rubato l’orologio e i soldi dal suo portafoglio. Quando l’amico, avvicinandosi, se n’è accorto, si è imposto per riavere l’orologio in modo da poter restituire alla famiglia almeno un ricordo di una vittima innocente.

La prima croce in sua memoria, in ferro, è stata posizionata dai familiari proprio in quel punto quando la guerra è finita: “Purtroppo lì, visto il pendio molto ripido, tutti gli anni quando nevicava veniva giù una slavina. A causa di una di queste, la croce si è rotta ed è rimasto solo più un troncone”, spiega Prot.

Circa dieci anni fa Prot e il fratello, guidati dal pinaschese Guerino Ughetto, che conosceva bene il posto, hanno deciso di tornarci, salendo da Gran Dubbione. Hanno posizionato una croce in legno e incollato una targa, che però hanno fatto la stessa fine di quelle originali.

Prot non ha però rinunciato all’obiettivo e di recente, con un gruppetto di cinque suoi amici, sono risaliti per andare a cercare quel punto: “È stata un’impresa, non c’era più chi ci guidava. Io avevo dei vaghi ricordi di dov’era il punto e mio fratello ci ha aiutato telefonicamente dandoci indicazioni. Dopo vari sforzi abbiamo trovato questo moncone di croce piantato in un pietrone e abbiamo preso le coordinate”. Dopo un secondo sopralluogo, non senza difficoltà, sono saliti una terza volta, qualche giorno fa, con tutto il carico, tra cui una targa in acciaio inox e due trapani, per posizionare la nuova croce in ferro battuto: “Mi è sembrato che fosse un’idea bella e giusta per mio nonno, ma anche per lasciare un segno di quello che è successo e un monito perché non succeda più”.

Sabina Comba

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium