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B. di Milano / Falchera | 27 giugno 2025, 14:22

Chiosco di via Montanaro, addio licenza per il ristoro: andrà verso una nuova gestione?

La struttura, da anni preda di degrado e sporcizia, è stata trasformata recentemente in un rifugio improvvisato

Tra sporcizia, degrado e clochard, il chiosco abbandonato nei giardini di via Montanaro è ormai diventato il simbolo del malessere urbano che attraversa da anni una delle zone più delicate di Barriera di Milano. Dove doveva esserci un punto di ristoro o un presidio utile al quartiere, oggi c’è solo un angolo dimenticato, trasformato in rifugio improvvisato e in orinatoio pubblico, a pochi metri dall’area giochi per bambini.

Situazione allarmante

Da tempo, i residenti segnalano infatti una situazione davvero critica, denunciando una condizione che peggiora giorno dopo giorno: odori insopportabili, incuria generalizzata, passaggi continui di persone ubriache o moleste, anche in pieno giorno. Una zona che secondo molti è sfuggita di mano, dove anche la politica, finora, ha girato la testa dall’altra parte.

A riportare la questione all’attenzione del Comune è ora un’interpellanza firmata dal vicepresidente vicario del Consiglio comunale Domenico Garcea, che chiede chiarimenti urgenti sullo stato della struttura, sul soggetto eventualmente responsabile e, soprattutto, su quali azioni si intendano intraprendere - in raccordo con la Circoscrizione 6 - per restituire dignità e sicurezza all’area.

"Da 2 anni chiediamo interventi"

"Si discuterà questo argomento finché non verrà risolto, perché chiediamo interventi sin dal 2023 - ha spiegato Garcea –. Da allora la situazione non è affatto migliorata: è una scena indecente sia per quanto riguarda il chiosco, chiuso da anni, sia per il degrado che si è ormai impadronito della zona. In assenza di un gestore e di qualsiasi forma di vigilanza, quel luogo è diventato una zona di insicurezza per i cittadini".

Qualcosa però si è mosso: l’assessorato al Commercio ha comunicato che, a seguito di controlli effettuati dalle forze dell’ordine, è stata revocata la licenza di vendita e somministrazione di alimenti e bevande al gestore. Diversa la situazione per quanto riguarda la concessione, che risulta invece ancora regolarmente pagata. Una possibile soluzione, a questo punto, potrebbe passare proprio dalla ricerca di un nuovo gestore per il servizio di ristoro e far riprendere le attività della struttura.

Resta comunque un'operazione tutt’altro che semplice, che riflette forse una problematica più ampia: a Torino si contano circa 307 chioschi, ma solo 7 sono effettivamente di proprietà del Comune. Tutti gli altri, compreso quello di via Montanaro, sono stati dati in concessione a privati. In questo caso, infatti, le figure coinvolte sono due: il gestore del servizio di somministrazione e il concessionario, che è anche il proprietario del manufatto.

La revoca della licenza

L’assessore al Commercio Paolo Chiavarino ha infatti chiarito: "Ora c’è un elemento nuovo: la licenza di somministrazione di bevande e alimenti è decaduta, sulla base di controlli continui della polizia municipale che hanno portato a sanzioni e avviato questo procedimento. La concessione, però, risulta ancora regolarmente pagata, e lo stesso soggetto è anche il proprietario del chiosco. Questa distinzione è fondamentale per comprendere pienamente il quadro delle competenze".

Una risposta che però convince solo in parte Garcea, il quale ora sollecita un intervento anche sulla concessione del suolo pubblico, alla luce delle condizioni di inservibilità della struttura e della mancata disponibilità dei bagni. "Bene la revoca della licenza, ma ora bisogna agire anche nei confronti del proprietario - insiste Garcea -. Non rispetta il contratto, come dimostra il fatto che i bagni sono chiusi e davanti all’ingresso staziona un clochard. Se manca questo requisito, decade anche la concessione perché si viola l’accordo. Se questo è l’unico appiglio per arrivare alla revoca definitiva, usiamolo".

Una proposta differente arriva dal consigliere Pino Iannò (Torino Libero Pensiero), che invita a superare la logica delle interpellanze, giudicate ormai inefficaci, e propone un passo ulteriore. "Dobbiamo adottare strumenti più concreti per evitare di trovarci ogni volta a presentare l’ennesima interpellanza su casi come questo - ha commentato Iannò -. Serve una mozione che impegni direttamente la giunta su questo tema. È solo così che potremmo cercare di cambiare davvero le cose, o almeno capire chiaramente quali intenzioni abbia l’amministrazione".

 

Marco D’Agostino

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