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Eventi | 08 ottobre 2025, 18:27

Cuneo al centro della scena: nasce Dispari Teatro, nuovo Centro di Produzione nazionale

Ma l'inizio è in salita: le risorse ministeriali sono infatti dimezzate. Il presidente Basilotta: "È stato tradito un patto tra lo Stato e un soggetto privato"

Cuneo al centro della scena: nasce Dispari Teatro, nuovo Centro di Produzione nazionale

Un nuovo soggetto teatrale si affaccia sul panorama nazionale con un progetto ambizioso e inclusivo: si chiama Dispari Teatro ed è il primo Centro di Produzione piemontese fuori dall’area metropolitana di Torino. Nato dall’unione di tre realtà storiche – Compagnia Il Melarancio (Cuneo), Onda Teatro e Teatro Popolare Europeo (Torino) –, Dispari Teatro è una cooperativa sociale che coniuga teatro per l’infanzia e la gioventù con Teatro Sociale e di Comunità, in un’esperienza unica nel suo genere.

Il riconoscimento ministeriale come Centro di Produzione di Teatro per l’infanzia e la gioventù è arrivato nel 2025, insieme ad altri tre soggetti in Toscana, Emilia Romagna e Puglia. Ma le risorse stanziate dal Ministero della Cultura sono ben lontane dal fabbisogno dichiarato: appena 500.349 euro per l’intero comparto, a fronte di un minimo di 1.100.000 euro necessario per garantire la sostenibilità e di 1.300.000 euro richiesti dai soggetti riconosciuti.

Sostegno dimezzato, ma il progetto non vuole fermarsi

Per Dispari Teatro, questo significa dover rivedere la propria programmazione: garantito il piano del 2025, ma dal nuovo anno lo Spazio BAC di Torino non sarà più sede operativa del Centro, pur mantenendo la sua vocazione culturale grazie alla programmazione curata da Teatro Popolare Europeo – Social Community Theatre Centre, in collaborazione con l’Università di Torino e Corep.

"Lavoriamo in condizioni complesse – dichiara Gimmi Basilotta, presidente di Dispari Teatro e di ANCTI – ci sono compagnie che aspettano i fondi da anni e altre che ne ricevono meno di quanto annunciato, a cose fatte. Noi dovremo accontentarci di un terzo di quanto servirebbe, meno della metà di quanto pattuito. Sarò esplicito: considero tutto questo un tradimento del patto tra lo Stato e un soggetto privato".

La centralità di Cuneo

Nonostante le difficoltà, Dispari Teatro conferma gli obiettivi annunciati alla sua nascita: gestire e valorizzare il patrimonio culturale di Cuneo, promuovere l’accessibilità e l'inclusione, e costruire reti con enti locali, università e partner nazionali e internazionali. A Cuneo, in particolare, il nuovo Centro gestirà due spazi emblematici della città: l’Officina Santa Chiara, ex chiesa da 400 posti trasformata in luogo di cultura e partecipazione, e il Teatro Toselli, storico palcoscenico cittadino. L’obiettivo è chiaro: fare di Cuneo un laboratorio nazionale di produzione artistica, formazione e inclusione, capace di parlare alle nuove generazioni e alle comunità locali. Ancora Basilotta: "Abbiamo scelto Cuneo non solo per le radici artistiche, ma per la possibilità di costruire un teatro che sia davvero pubblico, accessibile e radicato. Vogliamo che il teatro torni a essere un luogo di incontro, di crescita e di fiducia reciproca". "Cuneo crede fortemente nel teatro", hanno spiegato la sindaca Patrizia Manassero e l'assessore Cristina Clerico. "C'è un rapporto storico importante con la città. La produzione ma anche l'offerta teatrale stessa sono centrali per il nostro futuro".

I numeri

Nel 2025, il Centro ha impiegato 55 lavoratori (di cui 27 soci), generato oltre 5.000 giornate di lavoro, rappresentato 186 recite di proprie produzioni e ospitato 56 spettacoli di compagnie italiane e straniere, per un volume d’affari superiore a 1,2 milioni di euro. Numeri che putroppo nel 2026 saranno destinati a ridursi.

Un appello per il futuro

La richiesta che parte da Dispari Teatro è chiara: integrare le risorse del Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo per permettere ai nuovi Centri di Produzione di incidere realmente sul tessuto culturale. “Abbiamo deciso di unirci – affermano i fondatori – perché crediamo che il teatro abbia senso solo nell’incontro con le persone. Lo faremo anche in condizioni difficili, ma chiediamo che le istituzioni sostengano con adeguate risorse chi lavora per costruire cultura, educazione e comunità”.

Daniele Angi

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